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M5S pronto a processare la Raggi dopo il referendum

«Beppe, a Roma ci devi mettere le mani, dai tu un indirizzo».
Così diversi attivisti si sono rivolti al capo del M5S alla fine del corteo nel centro di Roma.

Secondo Il Messaggero è un appello che il leader potrebbe far pesare a gennaio, il mese scelto alla fine dell’estate per fare “un tagliando” alla sindaca Roma, sulla quale pende anche la quasi scontata iscrizione nel registro degli indagati dopo il fascicolo aperto dai pm sulla promozione di Salvatore Romeno a capo segreteria o su quella di Raffaele Marra.

«Se quei pasticci li avesse fatti il PD li avremmo massacrati», ha detto Beppe Grillo più volte ai suoi parlamentari.

La linea, all’esterno, resta quella di difendere la sindaca. Ieri c’ha pensato Luigi Di Maio a dire che «Raggi ha rimesso in moto una macchina ferma». Sul palco di piazza della Bocca della Verità, due giorni fa, Grillo ha abbracciato la sindaca (dopo averla bacchettata per le buche) e le ha regalato il grande cuore di plastica rosso retto per tutto il corteo. Dietro, però, nel backstage, i presenti raccontano di una sindaca isolata che quasi non ha scambiato battute con nessuno. L’unica parlamentare che le è rimasta vicino in questi mesi, per seguire le vicende di Acea, è Federica Daga. Gli altri, morto e sepolto il minidirettorio, l’hanno lasciata sola, salvo poi essere costretti a difenderla in tv per evitare che le sue vicende mettano troppo in difficoltà il Movimento.
E mentre nel M5S si notano le assenze al corteo (solo 10 consiglieri su 29, e per la giunta, presente solo l’assessora Paola Muraro), Raggi dà la colpa del peggioramento della qualità della vita a Mafia capitale e ai tagli del governo. Lo stesso governo a cui batte cassa: «Ci aspettiamo che stipuli un Patto per Roma, così come ha fatto per Milano: i romani lo attendono».
Difficile che si muova qualcosa prima del 5 dicembre.