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Minniti bacchetta Renzi: “Non si governa su Twitter”

Non solo per dato anagrafico, ma soprattutto è per cultura e tempra politica il Ministro Marco Minniti diffida dei social come mezzo di propaganda istituzionale.

Una linea decisamente opposta a quella del Leader del PD Matteo Renzi, che più volte si è servito del famoso “cinguettio” per annunci importanti o incontri di protocollo internazionale a cui partecipava come Presidente del Consglio.

Minniti non ha timore di rivelare la sua totale estraneità al “mondo social”. Lui non ha pagina Facebook, non bazzica Twitter, né posta selfie su Instagram.

«Ci sono entrato una volta, ma non lo farò mai più – racconta -. Credo sia arrivato il momento di fare uno sforzo, ribaltare equilibri e smetterla di porre la politica alle dipendenze di un social network: di filtri che possono diventare specchi deformanti». 

Il Ministro parla addirittura dei social come una «droga letale» che contribuisce a deformare l’identità di un politico a modificare l’identità del politico, che finisce per «avere l’illusione di constatare in ogni momento il proprio apprezzamento».

Nulla di più nocivo in una Democrazia il cui «cuore è avere rapporti con quelli che non la pensano come te… Non esistono più zone grige e compromessi e chi vuole manifestare la propria contrarietà lo fa, senza filtro, nella maniera più primordiale possibile… Chi delega i propri follower a prendere le decisioni che un politico dovrebbe prendere, distrugge la politica… La democrazia del clic è il contrario della politica». 

Un monito che certo non è stato lanciato per caso. Probabilmente il Ministro spera che chi debba intendere, intendi.

 

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