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Napoli, Provincia: la lettera della madre all’ “assassino” della figlia

Una lettera inviata al presunto “assassino” della figlia. Si tratta di Alessandra Madonna, 24enne di Melito. La ragazza è morta dopo una lite con il fidanzato. Il fatto accadde a Mugnano in via Cesare Pavese.

La vittima, secondo l’accusa, fu trascinata dall’auto guidata da Giuseppe Varriale. Il decesso fu dichiarato alcune ore dopo dai medici dell’ospedale San Giuliano di Giugliano. Ecco la lettera della madre di Alessandra:

“Salve a tutti, la cosa più difficile di questa lettera è cominciare l’intestazione, perché queste mie parole sono dirette a Francesco e Loredana, i genitori di un assassino che mi hanno strappato la cosa a me più cara: la vita di mia figlia. Solitamente una lettera si comincia con un gesto di cortesia come caro o con formalità, ma in questo caso non ho trovato nessuna parola. Volevo, in ogni caso, dare risposta a queste persone che in maniera disumana stanno continuando a coprirsi di vergogna, vivendo come se nulla fosse accaduto, calpestando la mia persona e quella della mia famiglia dopo essere passati fisicamente e moralmente sul corpo inerme di mia figlia, la cui unica colpa è stata quella di non potersi proteggere dalla furia di un assassino. Il mondo deve sapere che il 24 dicembre dal vostro terrazzo una persona della vostra famiglia ha lanciato ingiurie contro di me, chiedendomi di farvi fare Natale. A quel punto ho avuto delle reazioni, ma naturali per una mamma che ha perso tutto. Sulla querela che avete depositato avete scritto che sono cambiate le vostre abitudini di vita. Volevo farvi riflettere su questo abominio che avete scritto, volevo invitarvi ad una riflessione: vostro figlio è imputato per omicidio volontario, a noi le abitudini di vita non sono cambiate, si è annullata la nostra vita. Non ci saranno mai parole per descrivere il nostro dolore, quanto ci possa mancare Alessandra. Mia figlia, che avete ben conosciuto, era piena di vita, pronta a regalare un sorriso a chiunque, dando il suo supporto a chiunque avesse bisogno, che insieme a me svolgeva volontariato al reparto di oncologia pediatrica dove tutti i bambini la adoravano”. Molte persone fuori al vostro parco si sono avvicinate a me per darmi una parola di conforto, la loro solidarietà, i più coraggiosi mi hanno anche informato che nessuno avrebbe mai firmato la vostra richiesta di allontanamento per non farci venire più. Avete addirittura puntato una telecamera sulla strada per controllare i nostri movimenti, per poi rimuovere l’inquadratura ogni qual volta chiamiamo le forze dell’ordine”.