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Partito Democratico: avanza il fronte “Paolo Gentiloni segretario e candidato premier”

Paolo Gentiloni segretario e candidato premier. Ecco l’ultima in casa Partito Democratico: la nuova mossa degli anti-renziani. All’interno del peggior scenario possibile: quello di tornare al voto subito.

Un’ipotesi che vede materializzarsi davanti ai dirigenti democratici riuniti di primo mattino al Nazareno. Il tutto in una situazione di profonda divisione dopo la sconfitta elettorale. Mentre in serata Mattarella si appella agli stessi partiti. Più di un dirigente renziano vedrebbe bene anche un esecutivo con il M5s, ma senza la presenza di Luigi Di Maio. Resta l’alternativa del voto, anche se qualcuno avanza un’altra possibilità… Quella di un Paolo Gentiloni segretario (eletto nell’assemblea entro la fine del mese) e candidato premier: secondo lo stesso statuto  Questo quanto sembra trapelare tra i “governisti”: irritati con Renzi per la sua chiusura con i cinquestelle. Una mossa che ha accelerato una nuova corse alle urne.  L’ex segretario non potrebbe opporsi, visto che lo porto’ lui a Palazzo Chigi. Resta il rapporto, ormai, ai minimi termini tra i due. Proprio i renziani fanno notare come domenica sera in tv, lo stesso Gentiloni non ha risparmiato critiche.La spaccatura è ancora più evidente tra i fedelissimi dell’ex leader. 

 I “dialoganti” affermano che Gentiloni sarebbe il candidato naturale per guidare il Pd e una coalizione di centrosinistra verso un voto complicatissimo. Dall’altra gli “ortodossi” sostengono che il segretario eletto in assemblea non sara’ Martina, ma neanche Gentiloni. In mezzo la “prova di forza” dell’ex segretario: visto che detiene la maggioranza del partito, qualsiasi candidato dovrà passare da lui. Fa filtrare anche il suo schema sulla eventuale, nuova, tornata elettorale se si vota in autunno si potra’ fare il congresso a inizio luglio; se, invece, si vota a luglio, sara’ l’assemblea di fine maggio a eleggere il segretario. Resta il nodo liste. In caso di voto a luglio, l’ipotesi è quella di lasciare invariate (con una quota del 20% di cambi) quelle già fatte da Renzi. Ma nella minoranza che ci ipotizza  un “triumvirato” alla guida del partito, che includa Martina e garantisca tutte le aree. Su una sola cosa si resta tutti insieme. Il Pd si schiera tutto, senza condizioni, al fianco del tentativo di Mattarella di dare un governo al Paese. Se si andra’ al voto, il Pd picchiera’ duro sull’irresponsabilita’ di M5s e Lega. E provera’ a convogliare il voto di sinistra, cosi’ anche gli ex avversari di LeU potrebbero tornare alleati.