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Primavera Sound 2017 : un mito che si rinnova

Da circolo dell’elettronica ad evento globale

Pochi ricordano quando iniziò questa avventura. Era il 2001 e la location era il Poble Espanyol, museo all’aria aperta nel fresco di Montjuic, la collina della città.

Un unico linguaggio o quasi, l’elettronica, e tutto ciò che serviva per attirare carovane di appassionati e club elite da tutta Europa. Con il passare degli anni la stessa identità di Barcellona, oltre ad un’indagine intelligente ed un buon fiuto degli affari, ha contribuito a creare il terreno giusto per un ampliamento dell’offerta musicale e un moltiplicarsi quasi infinito delle sfumature dell’evento. Potrebbe essere proprio questa la chiave di lettura della dimensione che ha assunto questo festival che è da considerarsi a tutti gli effetti un evento mondiale.

La città di Barcellona ha da una parte una forte immagine culturale legata ad una tradizione religiosa/architetturale, ma dall’altra una confusa identità di popolo, persa com’è tra gli adagi turistico/commerciali, l’allontanamento da un ideale di Spagna classico a cui opporre l’appartenenza “catalana”, senza dimenticare la tipica multiculturalità che storicamente si portano dietro un po’ tutte le città di mare del Mediterraneo.

Quale terreno migliore per far nascere l’idea di un festival in cui all’elettronica di livello si affianchino grandi nomi in equilibrio tra indie e mainstream, nuove proposte e consolidate realtà underground che proprio nella nicchia hanno trovato il loro pubblico?

Dal 2005 la svolta: cambio di location, Parc del Forum, sempre a Barcellona, ma sul mare. Negli anni si sono esibiti pezzi grossi come Black Keys, Sonic Youth, Franz Ferdinand, Sigur Ros, Arcade Fire, Radiohead, Primal Scream etc.

L’edizione di quest’anno ha registrato un pubblico di circa 200.000 persone, in 12mila mq di spazio, non una fila ai bagni o alle aree ristoro e diversi palchi a disposizione con i due principali (Heineken e Mango) posti uno di fronte all’altro per una migliore gestione degli spettacoli serali.

Mango Stage

Una vera e propria esperienza itinerante. Gli spazi non sono su un unico piano ma bisogna addentrarsi attraverso viali e collinette o percorrere passerelle sotto imponenti e futuristiche strutture fotovoltaiche o, molto più semplicemente, risalire gli spalti di un anfiteatro e giungere in riva al mare per un dj set.

Un viavai piuttosto impegnativo per chi, quest’anno, ha dovuto dividersi tra Bon Iver, Aphex Twin, Afghan Wings, Solange, The XX, Shellac, The Growlers etc.

Si pensi che solo nella giornata di sabato 3 Giugno il ping pong tra i due palchi principali ha visto alternarsi Van Morrison, indistruttibile ed inarrivabile come sempre, Metronomy e la loro freschissima voglia di ballare, Grace Jones in un tripudio pop funk tribale di impatto e come headliner gli Arcade Fire, molto probabilmente la migliore band al mondo.

Un live davvero intenso, in particolare quello degli Arcade Fire giunti ad una dimensione di spessore e maturità musicale tale da potersi permettere un live senza soste in totale scioltezza, dove c’è tempo e modo per un’interazione totale con il pubblico. Intensi alla Springsteen (parecchi pezzi “fusi” tra loro in un unico corpus ritmico, di un trasporto indescrivibile) sono riusciti nel corso della loro carriera a “usare” tutta la musica che volevano, Bowie, U2, New Order, J.& M.Chain, Springsteen etc., creando però un sound unico, tutto loro, in cui si passa dal ballo sfrenato e progressivamente sempre più percussivo a momenti intimi che richiederebbero un sussurro per essere espressi alla perfezione.

Arcade Fire

Il Primavera 2017 ha ospitato tutto ciò e anche altro per un totale di 18 ore di musica al giorno, con un app che ti guidava anche attraverso gli eventi a sorpresa come ad esempio i Mogwai o gli stessi Arcade Fire nei giorni precedenti o anche esibizioni in case sparse per la città per pochi sorteggiati.

Sarà anche dispersivo e privo di quel “colore” unico e personale che hanno altri festival come Glastonbury e Coachella, ma, come si dice in giro, chi ci va la prima volta pensa subito alla seconda.