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Scotti, braccio destro di Cutolo si pente: verità su intreccio camorra, servizi segreti e Brigate Rosse?

Pasquale Scotti, boss della camorra arrestato in Brasile dopo trentuno anni di latitanza nel maggio 2015, ha deciso di pentirsi e di raccontare i segreti della camorra degli anni Ottanta e Novanta ma soprattutto le congiunzioni tra la malavita e il mondo del terrorismo. Scotti e’ stato per anni il braccio dentro e il killer di Raffaele Cutolo, detto ‘o professore’, capo della Nco che scatenò una guerra senza esclusione di colpi con il cartello di clan napoletani che si federarono tra loro sotto il nome di Nuova famiglia e guidati da Carmine Alfieri. Scotti da oltre un mese sta parlando con il pm della Dda Ida Teresi e con il procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli. L’attenzione dei pm concentrata sui rapporti che lui e il gruppo al quale apparteneva aveva con i terroristi e i servizi deviati della Stato. E, secondo quanto si è apparso, le sue dichiarazioni aprono squarci anche sulla trattativa tra lo Stato e i terroristi delle Brigate Rosse, sul ruolo di mediazione della Nco nella liberazione dell’ex assessore napoletano Ciro Cirillo, rapito e poi liberato, e sull’omicidio del commissario Antonio Ammaturo, ucciso il 15 luglio del 1982. “Sono un uomo cambiato, non sono più lo stesso che cercavate trent’anni fa, ma non ho giustificazioni per quello che ho fatto negli anni Ottanta”, ha detto in sintesi ai magistrati nel suo primo verbale. E sono centinaia gli omicidi che l’ex superlatitante di Casoria avrebbe organizzato ed eseguito per ordine di Cutolo. I magistrati hanno chiesto a Scotti anche della sua clamorosa evasione dall’ospedale civile di Caserta nel 1984, e dei rapporti intrattenuti con i familiari a Napoli e Casoria, che sono stati contattati dalle forze dell’ordine perché dovranno cambiare casa e vita. In Brasile Scotti si faceva chiamare Francisco de Castro Visconti, era diventato un piccolo imprenditore, si era sposato ed aveva avuto due figli. (AGI)