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Il Sud è una polveriera pronta ad esplodere

Swg: il Sud è una polveriera pronta ad esplodere.

Mentre Istat e Svimez registrano per il Mezzogiorno un crescita (anche se minima) del Pil, la Swg – società di analisi demoscopiche di Trieste – descrive il Mezzogiorno come una polveriera pronta ad esplodere. Stando alle analisi i della Swg, non c’è ombra di ottimismo tra i meridionali. Il rapporto stilato dalla società di analisi, tocca un po’ tutti i punti salienti che riguardano il Sud.  A proposito di infrastrutture, si individua nel disastro ferroviario  dello scorso 12 luglio, il pessimismo e la sfiducia verso le classi dirigenti, nazionali e locali, “il  binario unico reso insicuro dalla assenza di sistemi di sicurezza moderni e dall’immobilismo delle classi dirigenti e della burocrazia“. È sorprendente scoprire che, nel meridione d’Italia, non sono i giovani ad essere “arrabbiati” con le istituzioni e con la politica ma le persone più adulte, i genitori di figli dal futuro incerto. Al contrario di quanto accade al Nord, inoltre,  la rabbia  non si scarica sugli altri – sull’immigrato, sul nemico proveniente da lontano che approda sulle nostre coste con l’intento di rubarci il lavoro – ma assume toni e contenuti più politici. I cittadini del Sud, suggerisce il sondaggio, ritengono di aver compreso appieno quali siano i veri avversari del Mezzogiorno. Al primo posto nel sondaggio c’è la vecchia classe politica  – sia locale sia nazionale – che ha sfruttato e saccheggiato il Sud. L’Swg individua una presa di coscienza politica, specie tra i giovani,  che chiede cambiamento e onestà. Non a caso al primo posto tra le azioni di cui il Mezzogiorno avrebbe maggiore bisogno, c’è la lotta alla criminalità organizzata che al Sud  vuole anche dire  rompere  i rapporti tra pubblica amministrazione e criminalità organizzata. Per i meridionali, inoltre – si evince sempre dallo studio condotto dalla Swg – sono fondamentali altre 3 azioni:  investimenti da parte dello Stato; una nuova classe politica; maggior senso di legalità da parte dei cittadini. Insomma, una sorta di programma politico che distribuisce  la responsabilità tra Stato centrale, classi dirigenti locali e cittadini. Interessante anche il dato sui maggiori controlli da parte delle forze dell’ordine ritenuto decisivo per la lotta alla criminalità organizzata, soltanto dal 22% degli intervistati, nonostante il 50% ritenga decisivo combattere la criminalità organizzata: questo conferma che, per l’opinione pubblica meridionale, la criminalità organizzata non si combatte soltanto con gli interventi delle forze dell’ordine ma deve essere – come diceva il Giudice Paolo Borsellino “un movimento culturale che abitui tutti a sentire la bellezza del fresco profumo della libertà che si oppone al puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità e quindi della complicità”.  L’obiettivo dei cittadini del Sud è quello di togliere il potere dalle mani delle vecchie classi dirigenti e metterlo nelle mani di chi appare essere in grado di garantire una vera e propria rottamazione.