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Svimez: nel 2015 si riduce differenziale negativo tra Nord e Sud. Dopo 7 anni il Sud torna a crescere

ROMA – In termini di prodotto pro capite la crescita è stata dell’1,1% nel Mezzogiorno, dello 0,6% nel resto del Paese. Il divario di sviluppo tra Nord e Sud in termini di prodotto per abitante ha quindi ripreso a ridursi: nel 2015 il differenziale negativo è tornato al 43,5% rispetto al 43,9% dell’anno precedente.

Questi alcuni dati che emergono dalle anticipazioni dei principali andamenti economici e sociali dal “Rapporto Svimez 2016 sull’economia del Mezzogiorno“. La “resilienza alla crisi” non e’ stata omogenea in tutti i comparti dell’economia italiana e del Mezzogiorno. La fase più intensa della crisi e’ stata fortemente connotata dalla sua natura “industriale”: e’ nel manifatturiero, infatti, che si sono concentrate le contrazioni piu’ marcate dei livelli produttivi e le perdite occupazionali piu’ intense. La prolungata recessione ha acuito i problemi strutturali dell’apparato industriale italiano e gli effetti della crisi si sono rivelati fortemente asimmetrici dal punto di vista territoriale, colpendo in misura piu’ intensa il Mezzogiorno.

I consumi delle famiglie sono aumentati nel 2015 nel Mezzogiorno dello 0,7% (-0,1% nel 2014), meno che nel resto del Paese (1,2% rispetto all’incremento dello 0,9% registrato l’anno precedente). Questi alcuni dati che emergono dalle anticipazioni dei principali andamenti economici e sociali dal “Rapporto Svimez 2016 sull’economia del Mezzogiorno”. La migliore performance registrata dal Mezzogiorno in termini di prodotto e di occupazione, cresciuta il doppio di quanto avvenuto nel resto del Paese (0,8% rispetto allo 0,4% del Centro-Nord), e un miglioramento della dinamica del reddito disponibile, accresciutosi dello 0,9% come nel resto del Paese, non si sono riflessi sui consumi delle famiglie che sono comunque risultati frenati. Nel 2015 i consumi pro capite delle famiglie del Mezzogiorno sono risultati pari solo al 67,9% di quelli del Centro-Nord (71,5% nel 2007). Un sensibile allargamento del divario si e’ avuto in particolare, a testimonianza dell’ulteriore impoverimento di larga parte della popolazione meridionale, per i consumi pro capite di “altri beni e servizi”, che comprendono anche spese per la salute e per la cultura, risultati pari nel 2015 al 56,6% di quelli del resto del Paese, a fronte del 63,5% del 2007.

Tutte le regioni meridionali interrompono la recessione con la Basilicata, l’Abruzzo e il Molise che guidano la ripresa. Secondo i dati che emergono dalle anticipazioni dei principali andamenti economici e sociali dal “Rapporto Svimez 2016 sull’economia del Mezzogiorno”, la Basilicata registra il piu’ intenso ritmo di crescita (+5,5%), grazie soprattutto al contributo dell’automotive, un risultato che non trova riscontro in nessun’altra regione italiana e che fa seguito ai modesti segnali di ripresa rilevati l’anno precedente (+0,5%). Analogo percorso segue il Molise, sia pur con un ritmo piu’ moderato (+2,9%); l’Abruzzo cresce del 2,5% grazie all’industria, cancellando cosi’ il risultato deludente del 2014 (-2,0%); la Sicilia e la Calabria (per l’eccezionale performance nella regione dell’agricoltura) crescono rispettivamente dell’1,5 % e dell’1,1%. Molto piu’ contenuta (solo lo 0,2%) appare la partecipazione alla ripresa della Campania, della Puglia e della Sardegna, per la persistenza di alcune crisi industriali.