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Congresso Pd, Renzi vs Orlando: è lite. Emiliano al 5%. D’Alema: Matteo perderà le politiche.

A 48 ore e 4.000 circoli alla chiusura di domani sera del primo atto del Congresso dem, ovvero quello che si tiene tra gli iscritti al partito e che serve a selezionare i candidati (non più di 3) che abbiano raggiunto almeno il 5%, che si sfideranno alle primarie del 30 aprile, i toni tra Matteo Renzi e il Ministro della giustizia Andrea Orlando si stanno infuocando.

Lo scontro tra Andrea Orlando e Matteo Renzi va avanti a colpi di cifre, soprattutto a seguito delle contestazioni dei dati sui voti e delle partecipazioni degli iscritti rispetto alle quali gli “orlandini” riscontrano “troppe anomalie“. Andrea Martella, coordinatore della mozione di Andrea Orlando al Congresso dem, dice:

“Di questo passo dovremo chiedere un’ulteriore verifica dell’anagrafe degli iscritti del Pd”.

Dal Nazareno arriva la replica:

“La commissione del Congresso ha già certificato il tesseramento”.

Ma, nonostante questa rassicurazione, sul tavolo della commissione continuano ad arrivare ricorsi.

I sostenitori di Andrea Orlando denunciano, caso per caso, delle anomalie:

“A Cassino registriamo un tesseramento con numeri ingiustificati che ha avuto come conseguenza le dimissioni del commissario di circolo. A Castellammare, Pompei e Quarto non esistono le condizioni minime per tenere congressi, così come nei quartieri di Scampia e San Carlo, quest’ultimo finito sotto i riflettori per un tesseramento più che anomalo”.

Andrea Orlando, alla luce delle anomalie che sta riscontrando, ha deciso di defilarsi dai Congressi nei circoli di San Carlo all’Arena, Quarto, Pompei, Cassino, Crotone, Castellammare, Scampia, Barletta e dal circolo romano “Ambiente e salute”.  Il Ministro, a tal proposito, tuona:

“Il rispetto delle regole è inderogabile”.

Sebbene lo scontro tra Matteo Renzi ed Andrea Orlando sembra essere infuocato, a contendersi la Segreteria del Pd c’è anche Michele Emiliano, che sembra essere fermo nei circoli al 3,7%. Questo dato è stato commentato dal Governatore della Puglia ironicamente:

“Abbiamo voluto creare un po’ di pathos, lo scopo è questo. Ma la soglia del 5% dovrebbe già essere superata”.

I dati però divergono. Matteo Renzi calcola di avere il 69,18% mentre Orlando il 27,5% ed Emiliano il 3,7%. Orlando invece pubblica dati diversi: Matteo Renzi è dato al 64,6%, Emiliano al 5% e il Guardasigilli al 30, 4%.

Su questi dati si esprime anche Massimo D’Alema che, a seguito della scissione, è tra i leader di Mdp. D’Alema dice:

“Sono numeri davvero modesti, alla fine se andranno a votare in 200 mila sarà un grande risultato.”

Questi numeri, per D’Alema, sono la fotografia di un malessere che fa apparire il Pd sempre più come il PdR, cioè come il partito di Renzi. Sempre sui dati, D’Alema ritiene che lasciano “prevedere una sconfitta perché il Pd tende a perdere una quota crescente del suo elettorato tradizionale e non ne conquista di nuovi, in particolare tra i giovani dove è più clamoroso il fallimento del renzismo”.