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Adesso, in alto i cuori e “andiamo a comandare”

Dire che questo referendum l’ho vissuto in maniera intensa, credetemi… sarebbe fin tropo riduttivo. Le sensazioni e le emozioni più disparate hanno animato il mio cuore.

Sono stata tra la gente e con la gente, per strada, nei mercati, nelle piazze e ho avuto l’occasione e la fortuna di incontrare lungo il cammino persone meravigliose ma anche qualche pezzo di merda.

Benché l’esito referendario sembrasse abbastanza scontato, non nascondo di aver vissuto momenti di sconforto. Ho iniziato a domandarmi se dei semplici cittadini, fossero stati davvero in grado di combattere, armati solo di cuore, volontà e senso di giustizia sociale, contro un sistema che godeva dell’appoggio concreto di banche e media.

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Un dato che poi ha suscitato fortemente la mia curiosità è stato il prendere coscienza di quanto i giovani, rispetto agli over 60, fossero animati da rabbia e da senso di giustizia. Molto probabilmente perché ad essere stata “inculata” (perdonatemi l’eufemismo) da questi fin troppo lunghi mille giorni di governo Renzi, è stata proprio la categoria dei giovani.

Quelli che, rispetto alle generazioni passate, giorno dopo giorno si sono viste strappare il futuro e, diciamolo, anche la dignità.
Quelli che per via del jobs act hanno visto svenduti i propri diritti.
Quelli che vengono considerati occupati semplicemente perché gli viene elargito un misero voucher.
E quelli come me, che con sacrificio hanno intrapreso un percorso di studi finalizzato ad intraprendere la carriera dell’insegnamento e si sono ritrovati a subire la cosiddetta “buona scuola” che, visto l’esito referendario, pare non sia sembrata “buona” a molti.

Non era necessario raggiungere un quorum a questa tornata referendaria, eppure il 50% è stato ampiamente superato, a dimostrazione del fatto di quanto fosse vero ciò che affermava un carissimo amico (non solo mio, ma di molti), che fino all’ultimo giorno della sua vita si è battuto per la democrazia partecipativa: “col N0-QUORUM si vince”.

E poi, come possiamo tralasciare la ciliegina sulla torta; abbiamo finalmente mandato a casa Renzi. Colui che è diventato Presidente del Consiglio senza passare per il consenso elettorale, dopo aver affermato “non sei credibile se non passi per un consenso elettorale”.

Colui che non ha tagliato i finanziamenti pubblici ai partiti, pur avendolo ampiamente annunciato, ma ha perculato tutti cambiando il loro nome in rimborsi elettorali.
Colui che ha posto la fiducia su una legge elettorale, definendola perfetta, battendosi per essa, fino a quando, una volta accortosi che poteva danneggiarlo, ha messo in cantiere di modificarla.
E ancora, colui il quale per il solo fatto di essersi dimesso pare essere diventato (per qualcuno e solo per qualcuno, s’intende…) un eroe nazionale. Ma siamo seri, dopo aver personalizzato il referendum, era il minimo che potesse fare.

Comunque, adesso più che mai, il dato rilevante resta uno:
Questa vittoria non ha bandiere, se non una, quella ITALIANA.
Questa vittoria riaccende le speranze di coloro i quali l’avevano persa ed alimenta quella di chi invece, non ha mai smesso di crederci.
Questa vittoria getta finalmente le basi per un cambiamento condiviso e rappresenta il riscatto per il popolo italiano, da sempre etichettato come un ‘popolo di pecoroni’.
Questa vittoria fa tornare a sperare anche tutti coloro che avevano perso fiducia nel genere umano.
Questa vittoria appartiene agli incazzati, agli emarginati, agli inculati e ai leccaculo, agli ultimi e ai primi, ai poverelli, agli indignati, agli informati, agli affamati e ai chiattoni, ai sognatori, agli ignoranti, ai miserabili, agli acculturati, ai professori, ai disillusi, agli emarginati, agli emigrati, ai migranti e anche a tutti gli altri che comunque, a mio parere, di certo ne beneficeranno.
E per finire, appartiene anche un pochino a me, che non mi sono risparmiata su nulla, ci ho messo anima, cuore, rabbia, stizza, cazzimma, dolcezza, educazione salute e anche qualcosina di soldi.

E oggi, ditemi ciò che volete, ma io ho il cuore colmo di gioia e, goliardicamente, mi viene da parafrasare il tormentone dell’anno che sta finendo, sicura che quello che arriverà sarà per noi “cittadini” fondamentale:Popolo… Andiamo a comandare” .