Dopo il lockdown, tornano le uscite tranquille. Sempre se qualcuno non decide, per divertimento, di pestarti.
E’ ciò che si vede nel video che da qualche giorno circola sui social network. Pochi secondi per indignarsi davanti a tanta immotivata violenza.
Un ragazzino colto di sorpresa da una babygang che lo circonda ed inizia a pestarlo a sangue. Nessun aiuto nei suoi confronti; solo risate ed urla di incitazione nel pestarlo più forte. Così tanto divertimento davanti a questa scena, che c’è chi addirittura decide di riprendere il tutto col proprio smartphone.
Non manca tra i commenti quello della madre di uno degli aggressori, che giustifica l’accaduto, indignando forse più del video stesso.“Sono la mamma di uno dei ragazzi che definite “violenti”. A parte il fatto che il video è di due mesi fa, ma poi i ragazzi in fin dei conti hanno scherzato. Forse hanno esagerato, è vero, ma poi hanno fatto pace. Ora infatti tra di loro è tutto a posto”.
Non solo viene giustificata un’uscita tra amici che due mesi fa non era consentita, ma la violenza come forma di gioco. In questi casi, quando si ha il pieno appoggio dei propri familiari, si può solo sperare nell’intervento delle forze dell’ordine.
Un caso simile è accaduto in pieno centro storico ad Afragola. Questa volta, ad essere aggredita è stata una ragazza che ha avuto il coraggio di raccontare l’accaduto.
“All’incrocio di piazza Gianturco, dei ragazzi hanno colpito la mia macchina mentre guidavo. L’hanno fatto armati di mazze. Per fortuna i vetri non si sono rotti”.
La ragazza si è poi sfogata: “Volevo dire alle mamme di questi teppistelli di non lamentarsi se poi i figli tornano a casa con lividi e ferite. Io sono stata al mio posto, non ho abbozzato la minima reazione, ma qualcun altro, e ne sono sicura, non si sarebbe comportato come me. Li avrebbe rincorsi e menati di brutto. Al giorno d’oggi, ad Afragola, l’educazione è un concetto astratto”.
E’ difficile non concordare con il pensiero della ragazza. Le aggressioni da parte di babygang sono molto frequenti in questi comuni. Ad accomunare questi gruppi di ragazzini è la mancanza di educazione e di cultura trasmessa dalle famiglie stesse.