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Alluvione, Caso Nogarin: Ecco come stanno realmente le cose

Il sindaco di Livorno del Movimento 5 Stelle, Filippo Nogarin, ha annunciato su Facebook di essere indagato per omicidio colposo plurimo in un’inchiesta per l’alluvione del Rio Maggiore

In quella tragica notte, tra il 9 e il 10 settembre 2017, la furia devastante dell’alluvione causò la morte di otto persone, tra cui un bambino di quattro anni.

«Non sono stupito per questa indagine, visto che in quanto sindaco sono il diretto responsabile della Protezione civile comunale»

Dichiara Nogarin, che si dice al corrente dell’indagine dalla scorsa settimana e di essere stato interrogato una prima volta lunedì mattina.

Il caso in esame è ben più complicato di quanto sembra. Qui, con l’aiuto di numerose fonti, cercheremo di ricostruire i fatti per fornire un quadro chiaro al lettore sulla vicenda e sui suoi protagonisti:

Secondo Repubblica, Gli interrogativi posti dal procuratore di Livorno Ettore Squillace Greco e dai suoi sostituti, e che pongono con le spalle al muro il Sindaco di Livorno sono 3:

– Perché il 9 settembre non era stato alzato il livello di allarme meteo;

– Come era organizzata la Protezione civile prima del disastro;

– Quali sono stati gli atti compiuti dal sindaco per attivare i soccorsi.

L’interrogatorio è durato cinque ore. Nel dossier in cui ricostruisce la notte dell’alluvione, il Tirreno racconta che Nogarin vene informato del disastro solo alle 6.46 di mattina, più di due ore dopo lo straripamento del Rio Maggiore. E’ questo il punto che con più forza viene ripreso e ribattuto dai magistrati che si chiedono se dietro tali ritardi ci sia una motivazione legittima o sia causa di inerzia da parte del Sindaco

In sua difesa, Nogarin ha spiegato che, per parte della notte, il suo telefono è rimasto irraggiungibile a causa del maltempo eccezionale, ma resta il fatto che, nonostante il maltempo fosse stato in parte previsto, nessun allarme venne fatto scattare.

La zona delle Ardenze è sorvegliata in maniera particolare e gli abitanti del quartiere siano tutti registrati su uno speciale elenco della Protezione civile, per poter essere raggiunti rapidamente al telefono in caso di emergenza.

«Era una evidente situazione di grave pericolo e come tale imponeva ai poteri locali di avvertire i cittadini in modo che potessero mettersi in salvo e magari salvare le proprie cose», scrive il Tirreno.

Forse una sottovalutazione dovuta alle fasi alterne della pioggia, che passava dall’essere incessante al placarsi nel giro di poche ore. Fatto sta che alle  4 di mattina il Rio Maggiore esondò e la città viene colpita da quattro ondate di acqua e fango. Une delle onde colpì una casa in via Rodocanacchi,  uccidendo una famiglia di quattro persone che viveva nel seminterrato, lasciando viva miracolosamente una bambina.

Al mattino dopo, oltre alla conta dei danni e delle vittime, bisognava spartirsi la colpa: Da una parte, la Regione, che aveva diramato un’allarme arancione, incolpava il sindaco di non aver allertato la cittadinanza, dall’altra, Nogarin, che dichiarava:

«arancione e rosso a casa mia sono due cose diverse. Essendo stata diramata un’allerta arancione non ho avvisato la cittadinanza»