LineaPress.it

Basket Nba, lo stato delle cose: the Phoenix Suns

Due certezze nel futuro prossimo dei Phoenix Suns: il faraonico rinnovo (al termine di questo suo terzo anno nella lega, procedendo ad una c.d. early extension) di Devin Booker e l’ennesima scelta di buona, se non addirittura buonissima, lotteria in arrivo col prossimo draft di giugno. Per adesso, finale di stagione devoluto più che mai al player development dei giovani talenti presenti in squadra- in particolare Josh Jackson e il croato Dragan Bender. In più, il difficile compito di risolvere l’enigma Payton: starter o bench sparkler? da tenere in futuro? e per quanti soldi?

Lo stato delle cose: 64 partite giocate, 19 vinte e 45 perse. Quarto pace Nba, i Phoenix Suns di certo corrono. Ancor più certamente, però, i Phoenix Suns non difendono: peggior defensive rating  della lega a 112.9 punti concessi di media ogni 100 possessi. Anche l’attacco, nonostante Booker, lambisce il margine più basso dell’intera lega: i Suns fanno infatti registrare il terzultimo offensive rating Nba. La squadra, nel complesso, non c’è; alcune individualità, però, spiccano quantomeno a livello personale. Ovviamente, lui:

 

Phoenix Suns picture (1): 21 anni e al terzo anno nella lega: 25.2 punti, 4.6 rimbalzi, 4.8 assist ma 3.6 perse, 0.9 palle recuperate tirando il 43,3% dal campo, il 38,2% da 3 punti con 2.8 triple a bersaglio su 7.2 triple tentate di media, l’88,6% dalla lunetta con 5.5 liberi realizzati sui 6.2 liberi tentati di media nei suoi 34.6 minuti di impiego a partita. Di gran lunga il miglior offensive box plus/minus della squadra a +3.4 ma anche uno dei peggiori defensive box plus/minus a meno 2.4 True shooting percentage ad un buon 56,6 ma che potrebbe e dovrebbe migliorare in futuro tagliando alcune delle forzature ancora troppo frequenti nel gioco di Booker. Talento offensivo di prim’ordine e ,a breve, pure tantissimi $$$ in banca.  

 

Phoenix Suns picture (2): T.J. Warren è un notevole realizzatore, solo capitato nell’era sbagliata. Ha un cappello pieno di trucchi buoni a farlo segnare in tutti i modi possibili negli ultimi metri del canestro ma è così privo di pericolosità perimetrale- 20% da 3 punti su meno di una tripla e mezza tentata a partita- da sembrare un giocatore di altra epoca catapultato nel bel mezzo della moderna pace&space&shooting era Nba. L’anno scorso, al termine del suo terzo anno Nba, ha firmato- anticipatamente- un rinnovo quadriennale che dal termine di questa stagione lo legherà ai Suns per altri quattro anni ad una cifra complessiva di circa 50 milioni di dollari. Quasi 20 punti di media (19.5 per la precisione) col 49,6% dal campo- eppure, causa assenza di tiro in sospensione e abilità balistica, il suo true shooting percentage si ferma a 54 ed il suo offensive box plus/minus ad un neutro +0.0 Probabilmente più un bench scorer che un titolare, almeno in una buona squadra.   

 

Phoenix Suns picture (3): 12 partite a gennaio: 14.5 punti, 4.8 rimbalzi, 1.5 assist, 0.5 palle recuperate e 0.4 stoppate a partita tirando il 43,6% dal campo, il 31,9% da 3 punti e il 74,4% dalla lunetta; 11 partite a febbraio: 17.7 punti, 6.5 rimbalzi, 1.7 assist, 0.8 palle recuperate e 1.1 stoppate a partita tirando il 45,4% dal campo, un brutto 26,5% da 3 punti su 3.1 tentativi a partita e il 68,3% dalla lunetta su 3.7 liberi tentati in 31 minuti di media. Giocatore in evidente crescita anche se, per ora, la sua crescente produzione offensiva è frutto di campo aperto, tagli a canestro e floaters in avvicinamento. Tiro in sospensione, invece, che sarà, si immagina, il mantra della sua prossima estate in palestra. 

 

Phoenix Suns picture (4): Dragan Bender: in un quadro, per ora, non esattamente esaltante- 6 punti, 4 rimbalzi, 1.4 assist di media tirando col 38,8% dal campo…- la buona notizia arriva da dietro l’arco dei 3 punti, distanza dalla quale il ventenne croato sta tirando il 37,8% con 1.4 triple a bersaglio su 3.6 triple tentate di media. Appena ventenne, nato nel novembre del ’97, è comprensibilmente un atleta di estrema intermittenza: basti l’esempio di venerdì notte contro OKC in cui il croato in 37 minuti di gioco ha messo a referto 6 rimbalzi, 4 assist e…0 punti con appena 1(!) tentativo di tiro dal campo. 0/1 dal campo e 0 tiri liberi tentati in 37 minuti. Imparerà ad essere meno timido e più vocale e magari i suoi compagni impareranno pure a passargli di più il pallone invece di gareggiare a chi riesce a prendere il tiro più fuori equilibrio.   

 

Phoenix Suns picture (5): nelle 8 partite giocate in maglia Suns: la parte buona: 17 punti, 7.8 rimbalzi, 7.5 assist, 1.1 palle recuperate a partita tirando il 49% dal campo; la cattiva notizia: il tiro da 3 punti continua ad essere pressoché inesistente (28,6%). Il dubbio: anche l’anno scorso, dopo l’all star break, Payton mise giù statistiche analoghe con la maglia di Orlando: che un certo aritmico talento scorra nelle vene di EP non è in discussione- ciò che è in discussione è che Payton possa essere la point guard titolare di una squadra vincente. Ad esempio: che il tuo playmaker prenda 8 rimbalzi di media ma tiri col 28% da 3 può anche andar bene (davvero?); ma sarebbe (molto) meglio se quel playmaker invece prendesse 4 rimbalzi a partita ma tirasse col 38% da dietro l’arco dei 3 punti. La differenza, soprattutto per una point guard, non è poca. L’altra questione: quest’estate, quanti $ dargli?    

 

* Los Suns tornano in campo stasera, ad Atlanta contro gli Hawks. Si gioca per vincere, ehh? Palla a due.

 

 

 

 

 

Exit mobile version