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Caivano, processo Fortuna: la deposizione del tenente colonnello del Ris

Nuovo capitolo del processo Fortuna. Ieri il tenente colonnello del RISAnna Bonifazi, ha riferito in aula come test.

La deposizione come test riguarda le parole pronunciate dalla cuginetta della piccola Fortuna Loffredo morta il 24 giugno del 2014 dopo essere precipitata dalla terrazza della palazzina del rione Iacp di Caivano. “non avrei mai presentato Titò alle mie amichette perchè lui faceva cose che non mi piacciono”. Sono le parole riferite dalla cuginetta  all’ufficiale dell’arma nel corso delle indagini del processo che vede Raimondo Caputo imputato per omicidio e per abusi ai danni delle figlie di Marianna Fabozzi, ex compagna dell’imputato e coimputata solo per le presunte violenze.

Il quadro è il seguente: la bambina era stata ascoltata insieme ad altri tre: il fratello della vittima, un’altro cuginetto e la figlia primogenita della Fabozzi, la testimone principale secondo la Procura di Napoli Nord.  La piccola, infatti, aveva fornito due versioni diverse per quanto riguarda la morte di suo fratello Antonio: per la Bonifazi indotta a dire alcune cose e nasconderne altre. “a lui non era successo come a Chicca“, aveva detto la prima volta, salvo poi aggiungere: “perchè a lei non c’era sangue“.  Gli altri due bambini avevano parlato di “un ladro che aveva fatto precipitare Chicca e di averle voluto chiedere che cosa stesse facendo con un signore vicino all’altalena”.

In più c’è da registrare che l’unico test, Massimo Bervicato, che aveva scagionato l’imputato, rischia ora una condanna per falsa testimonianza. Nella deposizione resa settimana scorsa, infatti, aveva chiamato in causa un altro uomo, il quale sentito nei giorni scorsi ha, invece, escluso che al momento della morte della piccola il Caputo si trovasse in cortile. Il Pm ed il procuratore aggiunto hanno inviato gli atti alla Procura per procedere contro il Bervicato, chiedendo che venga trascritta un’intercettazione nella quale emergerebbero rapporti assai stretti tra l’imputato e lo stesso testimone: cosa confermata da una zia della vittima ascoltata dagli investigatori.