Segnala a Zazoom - Blog Directory

Condanne per 13 esponenti del clan degli Amato-Pagano: 100 anni di carcere in totale

Operazione dei carabinieri nei rioni blindati di quella che viene ritenuta la roccaforte dei cosiddetti “scissionisti”. Un blitz che ha portato allo smantellamento di due manufatti ed alcuni muri nella zona delle palazzine popolari a via Arno a Melito: feudo degli Amato-Pagano.

Una vera e propria “strategia della pressione”, facente parte della “Operazione ad alto impatto” con l’effetto di allentare il business del traffico di sostanze stupefacenti. L’azione è stata portata a termine dai carabinieri di Melito e quelli della compagnia di Giugliano sotto il comando del capitano Antonio De Lise: violata una delle roccaforti (quella degli Amato-Pagano) dell’area nord di Napoli.

Veri e propri abbattimenti nella zona di via Arno, che vanno a ridisegnare l’architettura di un complesso popolare per anni sotto il controllo delle organizzazioni criminali. Lo scopo è quello di fermare la macchina del traffico di sostanze stupefacenti: il principale business per molti dei cartelli camorristici.

Il tutto proprio nel giorno in cui arrivano le condanne per alcuni esponenti degli Amato-Pagano: circa 100 anni di carcere. La Quarta sezione della Corte d’Appello di Napoli ha condannato  gli imputati accusati, a vario titolo, di associazione per delinquere di stampo mafioso e di associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti. Condanne-bis per 13 persone ritenute vicine o appartenenti al clan Amato-Pagano.

Condannati anche due   collaboratori di giustizia (le attenuanti sono stati riconosciute prevalenti rispetto alle aggravanti):Michele Caiazza e Paolo Caiazza di Melito. Per entrambi  pena ridotta a 5 anni a testa di reclusione, a fronte di una condanna in primo grado di 8 anni. Riduzione di pena anche per quel che riguarda gli altri imputati. A Francesco Paolo Russo di Melito sono stati inflitti 12 anni. ma in primo grado aveva rimediato 16 anni: consistente quindi lo ‘sconto’ applicato nei suoi confronti da parte dei giudizi del secondo grado.

Queste le altre condanne, secondo quanto riportato da CRONACHE DI NAPOLI:

La pena di 12 anni è stata inflitta anche a Francesco Ferro, che in primo grado aveva rimediato 13 anni e 4 mesi di reclusione. Sconto di pena anche per Dario Amirante: gli è stata comminata una condanna a 10 anni e 8 mesi di reclusione, a fronte dei 14 anni incassati in primo grado. Stesso discorso anche per Francesco Bottino: anche lui passa dai 14 che gli erano stati inflitti in primo grado alla pena di 10 anni e 8 mesi. Diminuzione della pena anche nei confronti di Francesco Tubelli, che in primo anno aveva rimediato 12 anni: ora i giudici gli hanno riconosciuto una pena di 8 anni.

Invece hanno rimediato 10 anni a testa Emanuele De Stefano e Alfonso Riccio di Maraño: entrambi in primo grado si erano visti infliggere una condanna a 12 anni a testa. Alfonso Riccio è il fratello maggiore del boss degli Amato-Pagano Mario Riccio, detto Mariano. Infine sono stati comminati 6 anni a testa nei confronti di Egidio Pastella (fratello di Antonio Pastella, ammazzato nel marzo del 2015), Agostino Di Lanno di Maraño, Roberto Rosica e Gennaro Vastarelli di Marano: i quattro in primo grado avevano rimediato 8 anni a testa. Nel collegio difensivo gli avvocati Claudio Davino. Rocco Maria Spina, Domenico Dello lacono e Luigi Senese.

Secondo gli inquirenti, i ‘maranesi’ coinvolti nell’inchiesta rappresentavano il ‘direttorio’ del clan AmatoPagano dopo la cattura di Mariano Riccio. Di questo gruppo di vertice avrebbero fatto parte, secondo la Direzione Distrettuale Antimafia, Alfonso Riccio, Egidio Pastella, Agostino Di Lanno e Gennaro Vastarelli. Un gruppo, quello vicino a Riccio, che dopo l’arresto di Mariano Riccio perse sempre più potere all’intemo del clan, fino ad essere cacciato. E non mancarono anche scontri a fuoco.

Infatti gli inquirenti sospettano che la morte di Antonio Pastella, fratello di Egidio, possa essere collegata proprio all’amicizia tra i Pastella e i Riccio. Un’ipotesi che confermerebbe, ancora una volta, come la fine dell’egemonia di Mariano Riccio sul clan Amato-Pagano sia stata vissuta come una sorta di liberazione da molti esponenti delle due cosche, legati da vincoli di parentela.