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Consip, Lillo: “Hanno perquisito me e non Tiziano Renzi. Disparità di trattamento”

A seguito delle perquisizioni effettuate dalla Guardia di Finanza nelle abitazioni del giornalista Marco Lillo disposte dalla Procura di Napoli per rivelazione del segreto d’ufficio avvenuta attraverso il libro di cui Lillo è autore “Di padre in figlio”, a seguito di un esposto presentato dai legali dell’imprenditore Alfredo Romeo, a Marco Lillo sarebbero stati sequestrati computer e telefoni cellulari.

Marco Lillo, che non risulta essere indagato, lascia trasparire la sua amarezza attraverso un’intervista rilasciata al “Corriere della Sera” in cui non mancano stoccate alla famiglia Renzi:

“Hanno perquisito me, che non sono indagato, mio padre di 96 anni, la mia compagna e la mia ex. E non hanno perquisito Tiziano Renzi che invece è indagato. Vi rendete conto che è grave? Hanno cercato in tutti i modi di carpire le mie fonti”.

Poi afferma di non “avercela” con la Procura di Napoli né con i finanzieri che “hanno capito la delicatezza di entrare nella stanza di mio padre che dormiva. Sono stati gentili, professionali. “

Poi, però, sottolinea che, a suo avviso, c’è stata una disparità di trattamento, dicendo:

“Noto una disparità tra la famiglia Lillo e la famiglia Renzi. Sulla base di una denuncia per diffamazione fatta dall’indagato Romeo (per me un pretesto) hanno perquisito 4 case, la mia macchina, l’ufficio, persino il computer del grafico. Invece al padre e agli amici di Renzi nessuno ha chiesto chat e telefonini. Non sarebbe stato interessante capire di più sulla fuga di notizie che ha rovinato l’inchiesta Consip, per la quale sono indagati il ministro Lotti e il comandante generale dei Carabinieri Del Sette?”.