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D’Alema contro Renzi: “Vuole votare solo per un calcolo meschino”

Parole davvero pesanti quelle di Massimo D’Alema nei confronti di Matteo Renzi. Secondo l’ex Segretario dei DS, ospite di “CartaBianca” su RaiTre:

“Renzi vuole votare subito per un calcolo molto meschino. Lui garantirebbe sè stesso e la parte più fedele del ceto politico che lo circonda. E questa è l’unica cosa che può spingere verso la scelta irresponsabile di andare a votare con una legge che aprirebbe una drammatica crisi istituzionale. Se si va alle elezioni con questa legge, sostanzialmente 435 deputati saranno nominati dai capi partito, più che con l’Italicum. Una mostruosità che il Parlamento dovrebbe abolire”

Si esprime sull’atteggiamento dell’attuale Premier nei confronti di Renzi:

“Gentiloni dichiara di mettersi a disposizione delle direttive di Renzi, cosa che non dovrebbe fare perchè dovrebbe rispondere ai cittadini italiani”.

E, commentando la foto del passaggio di consegne a palazzo Chigi, ironizza con riferimento alle richieste di manovra economica da parte della Ue:

“Insieme al campanellino gli ha lasciato qualche fregatura…”

Poi alla domanda di Bianca Berlinguer che chiedeva se la frase “tutti liberi” pronunciata sabato significasse che una parte del partito può andare via, ha risposto:

Certo. Lo ha detto molto bene Emiliano, lo ha espresso molto bene. Vogliamo un congresso perchè il Pd è un partito che viene da ripetute sconfitte politiche: Roma, il referendum, la riforma elettorale bocciata dalla Consulta, la riforma della P.A. è bloccata dal Consiglio di Stato, la riforma della scuola. Di tutto questo bisogna discutere in un congresso. Se uno pretende di non discutere e andare alle elezioni facendo finta di nulla… Emiliano ha detto una cosa giusta: sarà Renzi che farà una scissione, se non farà il congresso, sarà Renzi che imporrà una frattura nel partito”.
Il congresso del Pd era previsto per ottobre 2017 perché le elezioni erano previste nel febbraio 2018. Come è ovvio congresso ed elezioni erano posti in successione, se si anticipano le elezioni si anticipa il congresso, concetti banali…”.
“Spero che non si arrivi alla scissione, ma se nella sinistra dovesse nascere un nuovo partito in modo serio, sicuramente supererebbe il 10%. Lo dico perché ho fatto fare delle ricerche in proposito”.

Alla domanda se Bersani, silenzioso in questi giorni, lo seguirebbe sulla scissione, D’Alema ha replicato:

“Ci sono tra i tre e i cinque milioni di elettori sinistra che non votano più per il Pd. Si sono già scissi: già l’obiettivo di recuperarli avrebbe un non irrilevante valore. Parlo spesso con Bersani, quello che vuole dire chiedetelo a Bersani. Penso che una parte del partito uscirebbe, forse non la maggioranza. Non voglio fare la rassegna di quello che pensano gli altri, ma leggo i giornali e le interviste”.

All’obiezione che una spaccatura del Pd possa favorire i Cinque Stelle, D’Alema ha replicato:

“E perchè mai? Se si va a elezioni si va con la proporzionale semplice. Io ritengo tutto questo irresponsabile e ho fatto delle proposte: non ho proposto la scissione ma che si discuta seriamente una legge elettorale equilibrata che aiuta la governabilità, non la proporzionale semplice. Ho fatto proposte e vorrei sottolineare che a nessuna di queste proposte si è risposto, solo insulti. Nessuno ha detto che D’Alema ha chiesto di cambiare la politica economica, meno regalie e più investimenti, nessuno è entrato nel merito, solo insulti e dichiarazioni demonizzatrici, che razza di partito è questo?”

L’ultima battuta è sull’intervista di Emanuele Macaluso, che imputa agli errori di D’Alema e Bersani l’ascesa di Renzi:

“Certo si sono fatti degli errori nel passato, ma questo non esime dal battersi per impedire che se ne facciano altri”