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Il destino del Napoli in una paellera – Bologna Napoli 1 – 7

Il Napoli ha fame di gol anche sul 1 a 6, lo dimostra l’atteggiamento di Mertens sulla settima rete. Il destino in una paellera.

E se i veri tifosi sono quelli che si immedesimano nella propria squadra, il mio personale dream team si è proprio incorporato: la paella di Luciana è stata divorata in un attimo da cinque coppie e mezzo di commensali. Come Milik tra i partenopei, a tavola è mancato il bomber, Frà Sergio da Velletri come noi lo chiamiamo, per un impegno inderogabile.

All’eurogol di Hamsik ci siamo adeguati subito, ingollando riso e pollo, frutti di mare, gamberi e quant’altro. La paellera sta ancora piangendo. Poi, Insigne e ricottine con miele o amarena; doppio Mertens con trecciona di bufala e pomodorini (Gino, marito di Luciana, ha un caseificio e come noi gli abbiamo detto, fa la ricotta); quinto e sesto gol di Marekiaro, friarielli e parmigiana di melanzane; sigillo di Dries, chiacchiere e sanguinaccio, anche se il sanguinaccio poteva essere considerato un’ottava portata a cui far corrispondere un’altra marcatura, ma non abbiamo voluto essere pignoli.

Però dai, non si può ricondurre tutto a una mangiata. Quando il Napoli gioca così, siamo tutti felici, noi tifosi e ci lasciamo andare. A tavola non s’invecchia, si tifa. Stamattina ho visto sorrisi a trentadue denti di: addetto del garage, edicolante, bar, antico forno, cassiera del supermercato, nonostante tutti loro stessero lavorando dalle 7 del mattino o anche da prima.

Commenti tecnici sul match proprio non riesco a farne, li lascio ai veri esperti. Solo qualche nota inutile: Donadoni, allenatore del Bologna, se le prende con l’arbitro (pessimo). Mister Roberto avrebbe potuto cavarsela con una semplice dichiarazione: “Di fronte a un Napoli così, chapeau”. Poi: la precedente mangiata di paella era stata concomitante a Cagliari Napoli 0 – 5, aumenterò l’intensità delle visite a Gino & Luciana.

Ancora: esordienti 2003, ieri purtroppo mio figlio – centrale di difesa –  ha litigato in campo con il centravanti avversario, Simone, peraltro suo amico da tempo. Il campo di Cicciano non può essere ricordato come la fine di un’amicizia, i due capitani devono ritrovarsi e presto organizzerò una rimpatriata.

Infine: Il bar è da sempre fonte di ispirazioni. Mentre sorseggiavo il caffè in una splendida dimensione di felicità azzurra, ho sentito: “Mio padre buonanima è stato equo con noi due figli. A mio fratello ha lasciato in eredità un appartamento, a me il colesterolo”. Chiudo così sull’ingordigia degli azzurri: come dice un mio amico, mai mangiare a stomaco vuoto. Forza Napoli, sempre.

Giuseppe Pedersoli