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Il M5S non usa soldi pubblici ? Falso. Ecco perchè

Roma – Nonostante le belle parole, e magari anche i buoni propositi, è bene, di tanto in tanto, dare libero sfogo a quella fiammella di dubbio che dentro di noi si genera ogni qualvolta si ripone la fiducia in qualcuno, o, come nel caso dell’attività politica, si conferisce il mandato a rappresentare la propria voce nelle istituzioni.

Già dal momento della prima elezione, il grido di battaglia del Movimento 5 Stelle è stato il rifiuto categorico del finanziamento pubblico al partito, concentrando le proprie forze sulla raccolta fondi come unica fonte di alimentazione per le campagne elettorali del Movimento.

In una di queste manifestazioni pubbliche, Italia 5 stelle per la precisione, tenuta a Palermo a settembre 2016, risulta dalla rendicontazione pubblicata sul Blog che sarebbero stati raccolti ben 400 mila euro su un totale di 8774 donazioni. Facendo due calcoli ne esce fuori che mediamente, ogni donatore avrebbe dovuto donare circa 45 euro per raggiungere tale somma, il che puzza, e non poco.

Il trucco che gonfia così tanto gli introiti da far sembrare i sostenitori dei veri e propri benefattori, sta nella partecipazione alla raccolta fondi di esponenti istituzionali del M5S, i quali hanno l’obbligo di rinunciare ad una parte del loro stipendio, come da statuto, facendolo riversare in un fondo comune per la restituzione adibito a progetti. La parte “restituita” confluisce a questo punto nelle donazioni, gonfiandole e portando acqua al mulino al Movimento.

Anche se in tutto ciò non c’è niente di illegale (dello stipendio il singolo eletto è libero di farci quello che vuole, di restituirlo, di donarlo o di tenerlo), resta il fatto che i privati cittadini hanno pagato di tasca propria, mentre i consiglieri del M5S si sono fatti rimborsare le spese per Italia a 5 Stelle utilizzando appunto i rimborsi spese.

Una ricetta che desta dubbi sulla tanto osannata “onestà“, anche perchè, in pratica, è come se l’evento l’avessero pagato i cittadini tutti con le loro tasse e non solo attivisti e simpatizzanti

Ad accorgersene Franco Stefanoni che sul Corriere della Sera di domenica 2 luglio ha fatto notare come molti consiglieri si siano fatti rimborsare le spese per la kermesse pentastellata di Palermo.

Spulciando sui vari siti regionali (il sito TiRendiconto?? pubblica le rendicontazioni dei consiglieri-portavoce solo a a partire da gennaio 2017) ci si accorge come i consiglieri abbiano rendicontato e si siano fatti rimborsare il denaro versato al Comitato Italia a 5 Stelle. Si tratta di una procedura generalizzata, in Lazio il consigliere Davide Barillari risulta aver donato 150 euro al comitato. Una cifra modesta se paragonata a quella versata dai suoi colleghi: Gianluca Perilli si è fatto rimborsare un contributo da 500 euro così come Silvana Denicolò mentre Valentina Corrado ha donato 494,50 euro. Leggendo la nota della Denicolò si scopre che si tratta di un “Contributo richiesto per Italia 5 Stelle Palermo”. Insomma non una donazione spontanea, ma tanto poi viene rimborsata. Stesso “contributo” e stessa rendicontazione anche per i consiglieri regionali della Basilicata Leggieri e Perrino.

A questo punto è lecito chiedersi, che differenza c’è tra il farsi finanziare l’evento tramite lo stipendio di un dipendente pubblico e ricevere direttamente fondi pubblici ? Speriamo che la risposta ci arrivi presto.