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Il passato poco ‘garantista’ del giovane Renzi

Il dibattito sulla giustizia scatenato dall’inchiesta Consip, che ha tra gli indagati il Ministro Luca Lotti e Tiziano Renzi, ha scatenato polemiche tra chi accusa Matteo Renzi di essere garantista a fasi alterne e chi, invece, sostiene che il Rottamatore sia sempre stato garantista.

Il casus belli è scoppiato a seguito delle parole di solidarietà pronunciate da Matteo Renzi nei confronti del sindaco di Roma Virginia Raggi durante la kermesse del Lingotto:

“Vorrei mandare un grande abbraccio di solidarietà Virginia Raggi che è stata indagata, perché noi, a differenza di altri, siamo garantisti per tutti e non solo per i nostri”- ribadendo che -“un cittadino è innocente fino a condanna, non diventa colpevole solo perché ha ricevuto un avviso di garanzia. I processi li fanno i tribunali, non i commentatori dei giornali”.

Molti tra coloro che sostengono che la linea anti-giustizialista di Matteo Renzi non sia frutto di un garantismo dell’ultim’ora hanno dimenticato una vicenda che vide come protagonisti i Renzi, che è ritornata agli onori della cronaca proprio sulla base delle polemiche scoppiate in queste ore.

La vicenda in questione riguardava un accertamento operato dalla Procura di Firenze sul “piano cave” di Rignano e si interessò all’allora sindaco DS Settimelli. Dure furono le accuse lanciate dai consiglieri della Margherita/Popolari di Rignano che, a seguito delle della presentazione di un esposto sulle attività di scavo per i lavori della circonvallazione e sui rapporti tra l’azienda Banchetti strade e il Sindaco, fecero nascere l’inchiesta. Tiziano Renzi, allora capogruppo in Comune dei Popolari, all’opposizione di una maggioranza di sinistra, assieme a Roberto Bargilli, fece un’ inflessibile opposizione al Sindaco Settimelli. Il fascicolo relativo all’inchiesta finì nel nulla, perché il PM non riscontrò ipotesi di reato. Ma, un giovane Matteo Renzi, allora segretario provinciale dei Popolari, sulla vicenda diceva:

“Una questione morale che prescinde dalla archiviazione questa vicenda ci costringe ad affrontare un nodo fondamentale per la politica del Valdarno non possiamo lasciare che esiste il minimo dubbio sull’integrità di un sindaco”.

A seguito della chiusura del primo fascicolo, i Renzi crearono un caso politico con la presentazione di denunce, esposti e la distribuzione di una lettera a 2800 elettori di Rignano in cui si accusava Settimelli di innumerevoli colpe che andavano da un abuso edilizio, fino all’accusa di un buco nel bilancio causato dal Sindaco. Settimelli non rimase inerme e citò i Renzi in giudizio. La Procura aprì quindi un secondo fascicolo ed indagò il Sindaco con 18 ipotesi di reato che andavano dalla corruzione  alla concussione, fino all’abuso d’ufficio. Settimelli si vede costretto a dimettersi. L’ex Sindaco, dopo essere stato il protagonista di un calvario giudiziario durato 10 anni, nel 2012 è stato assolto dalla Cassazione con formula piena.

Settimelli ora dice la sua sui Renzi:

“Io li conosco bene i Renzi, sono fatti così, non hanno nulla di sinistra, neanche il braccio, hanno due braccia destre. […]. Se i vari Bersani fossero venuti da me, li avrei aiutati a capire il personaggio: un autoritario, arrogante, presuntuoso; hai il vantaggio di essere fortunato, avere una faccia di bronzo che per un po’ ha funzionato”.