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La Boschi blocca lo Ius Soli: “non ci sono i numeri”. Ma la Finocchiaro la smentisce

Alla festa dell'Unità di Roma la sottosegretaria affossa definitivamente la legge sullo Ius Soli: "non ci sono i numeri"

“È una legge giusta ed è una legge equilibrata, ma sappiamo che avere i numeri per approvare lo ius soli è complicato. Oggi non abbiamo i numeri, ma se alle prossime elezioni il Pd avrà una maggioranza numericamente più importante, lo ius soli sarà in cima al nostro programma”. Così Maria Elena Boschi direttamente dal palco della festa dell’Unità di Roma.

La sottosegretaria alla presidenza del Consiglio è solo l’ultima in ordine di tempo a rimandare l’appuntamento per l’approvazione della legge che  espande i criteri per ottenere la cittadinanza italiana e riguarda soprattutto i bambini nati in Italia da genitori stranieri o arrivati in Italia da piccoli.  La stessa Boschi continua sull’argomento:

In passato ci sono state fasi in cui abbiamo scelto di mettere la fiducia, ma oggi non abbiamo i numeri

Poi arriva l’assicurazione che la legge sarà in cima ai pensieri del Pd una volta conseguito il successo elettorale. Il problema è che le parole della Boschi sono in controtendenza con quanto detto, sullo stesso argomento, da alcuni colleghi della maggioranza. Ad esempio la Finocchiaro. La ministra per i rapporti con il Parlamento, infatti, solo poche ore prima aveva affermato che i numeri non ci sono, ma che:

lo Ius Soli rientra negli obiettivi di questo Governo. Se ci sarà la necessità con la mediazione di tenere dentro la maggioranza bene, ma resta un tema da affrontare dopo il Def. Che sia un obiettivo importante per tutti noi è sicuro.

Già in precedenza alla alla Festa del Partito democratico a Latina, in data 21 settembre aveva precisato:

ieri sera ho sentito il bisogno di prendere un impegno importante, promettere, a nome mio e so che anche il Presidente del consiglio Gentiloni è d’accordo con me, che entro la fine della legislatura faremo di tutto per approvare la legge sullo #iussoli.
Concluderò in pace la mia esperienza parlamentare, che finirà con questa legislatura, solo se riusciremo ad approvare questa importante legge di civiltà.

Resta il fatto che tra il Pd e la sinistra non c’è accordo nemmeno in aula: sulla necessità di portarlo e farlo approvare con la fiducia. Ieri, infatti, la proposta è stata bocciata prima in conferenza dei capigruppo e poi in aula al Senato.

Decisamente duro il commento del direttore di Repubblica, Mario Calabresi. Ecco alcuni passaggi del suo editoriale:

Chiamiamo le cose con il loro nome, senza giri di parole o finzioni: hanno vinto la propaganda della Lega, la furbizia di Grillo e Di Maio, le paure e le mistificazioni. Hanno perso ottocentomila ragazzi, la politica che ha il coraggio di scegliere e uno scampolo di idea che si poteva ritenere di sinistra, ma perfino di centro.

Poi l’attacco allo stesso Partito Democratico:

Certo la legge è stata affondata da Angelino Alfano e dal suo piccolo partito, in cerca di una casa che garantisca di poter sedere ancora al tavolo del potere nella prossima legislatura. Ma questo è successo anche perché il Partito democratico non è stato capace di indicare le proprie priorità a un alleato che ha incassato enormemente più di quanto valga (basti pensare alle poltrone ministeriali collezionate da Alfano, al cui confronto impallidiscono persino i big della Prima Repubblica).A luglio, quando la legge venne rinviata, si disse che non la si poteva approvare in un momento in cui i migranti sbarcavano in massa sulle nostre coste (stabilendo un legame tra le due cose che non ha fondamento), così venne messa in campo la strategia di Marco Minniti per fermare i flussi dall’Africa e insieme paure e ansie. Gli sbarchi sono crollati, il ministro dell’Interno ha varato un piano di diritti e doveri per i rifugiati, ma ora crolla il patto politico che voleva tenere insieme sicurezza e integrazione. Integrazione, in questo caso, non di chi è arrivato con i gommoni degli scafisti ma di chi è nato e cresciuto in Italia. Quello che è successo è il perfetto segno dei tempi, quello in cui le grida degli ultrà vincono sulla razionalità e il buon senso, quello in cui si mescolano i piani e ci si piega alle generalizzazioni. Come ha ben spiegato su questo giornale Ilvo Diamanti, il tema immigrazione sale in cima alle preoccupazioni degli italiani ogni volta che ci sono le elezioni, sarà un caso o il frutto di una propaganda elettorale avvelenata?

Conclude:

Arrendersi alla chiusura di quelle comunità, che vivono e continueranno a vivere nelle nostre città, è l’errore più grande che possiamo fare e che complicherà il nostro futuro. Abbiamo sprecato un’occasione gigantesca, reso inutile un finale di legislatura che poteva provare ad essere nobile e accettato di perdere la partita rinunciando a giocarla.