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La Raggi risponde a Padellaro: “Roma non è l’inferno che si vuole far credere”

“Caro Antonio Padellaro, ho letto la sua lettera aperta con la quale ha lanciato un grido di dolore per la città di Roma. Lo stesso sentimento che condivido e che mi ha spinto due anni fa ad accettare una sfida difficilissima: provare a invertire il declino che ha investito la mia città e restituire normalità alla vita di tutti noi romani. Tutti i giorni vivo sulla mia pelle quanto descritto da lei e soffro. Lei dice che sorrido, come se fossi indifferente. Si sbaglia, si sbaglia di grosso. I problemi di Roma li sento talmente miei che non passa ora del giorno e della notte che non impegni per trovare soluzioni. Il mio è un sorriso di non rassegnazione e di sfida. Io non mi arrendo ma reagisco“.

Lo scrive il sindaco di Roma, Virginia Raggi che ha inviato una lunga lettera al Fatto Quotidiano in risposta ad un intervento di Antonio Padellaro sulla situazione della Capitale.

“La scorsa settimana – scrive Raggi che pubblica la lettera anche sul suo profilo Fb – sono andata a Piazza Pulita a difendere la mia città che ogni giorno è sottoposta a un attacco mediatico continuo: Roma non è perfetta ma non è l’inferno come si vuol far credere. Non ci sto a questa narrazione a senso unico. Così come non ci sto alle critiche di coloro che riducono le mie sacrosante lamentele a “dare la colpa a chi c’era prima”. Dovrei fare finta di nulla? Le fornisco un dato. Quelli che ci hanno preceduto hanno scavato un buco da 13 miliardi che paga anche lei ogni giorno con la mancanza di servizi ai cittadini: penso a un autobus che ritarda, agli asili che non sono stati costruiti, ai mezzi pubblici vecchi di 18 anni. Mi spiego meglio. I “capaci” andavano al ristorante, addirittura invitavano i loro amici a sbafo e al momento del conto dicevano: “Paga quello che viene dopo”. “Quello che viene dopo” sono i cittadini e l’amministrazione che ho l’onore di guidare. Se credono di ridurmi al silenzio con la filastrocca che non devo parlare del passato, si sbagliano. Non faccio sconti a nessuno. Ricordo quando sono andata all’inaugurazione della Nuvola all’Eur: volevano che sorvolassi sugli oltre 400 milioni spesi per realizzarla. Invece, all’inaugurazione ho detto quello che tutti i romani pensavano: un’opera con costi ingiustificabili. I “capaci” non la presero bene e mi fischiarono. Qualche mese dopo la Corte dei Conti mi ha dato ragione. E noi che abbiamo fatto? Intanto, abbiamo invertito la rotta: abbiamo ridotto di 200 milioni il debito di Roma e abbiamo chiuso due bilanci senza creare nuovi buchi. Significa che i nostri figli non dovranno pagare al posto nostro. Per avere un’idea di ciò che possiamo fare con 200 milioni, consideriamo per praticità questa informazione: con un milione si può aprire un nuovo asilo, oppure acquistare tre autobus o ancora riasfaltare chilometri di strade. Potrò lamentarmi del fatto, ad esempio, che negli ultimi decenni invece di rifare l’asfalto hanno sperperato i soldi dei cittadini? E non lo dico io, ma la magistratura che ha arrestato imprenditori e amministratori disonesti nelle inchieste su “asfalto e mazzette”. Per rimediare alla mancanza di manutenzione degli ultimi decenni sono necessari almeno 250 milioni l’anno per i prossimi cinque anni: a bilancio noi ne abbiamo 30 ogni anno perché il Comune di Roma può permettersi soltanto questo per colpa dei “capaci” di prima. Ogni anno dobbiamo pagare 200 milioni per ripianare il debito di chi ci ha preceduto. Se avessi quei 200 milioni l’anno non avrei problemi a rifare tutte le strade della città o realizzare i tanti progetti che aspettano soltanto di essere finanziati. Ma quei soldi non ci sono. Questa è la realtà che provo a raccontare in tv. E le assicuro che non sorrido ma sono davvero arrabbiata”.