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L’inchiesta Consip fa tremare il Palazzo

Le relazioni pericolose tra Governo, forze dell’ordine e imprenditoria corrotta.

Potremmo definirla una Watergate all’italiana oppure la Tangentopoli 2.0: è l’inchiesta Consip, un giro di tangenti e corruzione che coinvolgerebbe le più alte cariche dello Stato. In ballo uno degli appalti pubblici più grandi d’Europa dal valore di quasi 3 miliardi di euro. Ogni giorno si aggiunge un nuovo pezzo a questa intricata vicenda fatta di personaggi più o meno noti su cui la Magistratura sta indagando per portare alla luce quel sistema di corruzione al cui vertice ci sarebbe la cupola denominata il Giglio nero” e che dal quartier generale di Firenze allungherebbe i suoi petali oscuri fino a Roma per trasformare Palazzo Chigi nella succursale di Palazzo Vecchio. 

Ma il sistema ha trovato una battuta d’arresto. Dopo mesi di indagini sugli appalti truccati all’Ospedale Cardarelli, la Procura di Napoli è incappata nella figura di Alfredo Romeo, l’imprenditore napoletano arrestato per corruzione nei confronti di Marco Gasparri, ex-dirigente Consip, società dello Stato incaricata di regolare appalti e servizi nella pubblica amministrazione. Nel corso delle indagini, grazie alle testimonianze Luigi Marroni, amministratore delegato Consip, i magistrati si sono imbattuti nelle figure di Tiziano Renzi, padre dell’ex-premier, e Carlo Russo, noto imprenditore farmaceutico: entrambi avrebbero favorito, questa è l’ipotesi dell’accusa, l’imprenditore napoletano nell’assegnazione degli appalti Consip in cambio di tangenti. A fare da intermediario l’ex-parlamentare Italo Bocchino, consulente di Romeo già indagato per corruzione e turbativa d’asta.

Denis Verdini e Matteo Renzi si stringono la mano a Palazzo Madama.

L’inchiesta si allarga. Un ruolo chiave avrebbe avuto il senatore Denis Verdini per i buoni rapporti con la famiglia Renzi, anch’egli interessato agli appalti Consip e già indagato per truffa allo Stato, bancarotta, corruzione e associazione a delinquere. Si aggiungono infine il Ministro dello Sport Luca Lotti, ex-sottosegretario di Stato e braccio destro di Matteo Renzi, indagato assieme al Comandante dei Carabinieri Tullio Del Sette e al Generale Emanuele Saltalamacchia per favoreggiamento e rivelazione del segreto istruttorio: avrebbero avvisato i vertici Consip dell’indagine in corso mettendoli in guardia dalla presenza di cimici e dal ricorso alle intercettazioni telefoniche compromettendo così l’esito delle indagini. Ad oggi l’inchiesta è passata alla Procura di Roma e nei prossimi giorni sarà ascoltato dai magistrati il governatore pugliese Michele Emiliano.

Completa la ricostruzione dell’inchiesta dei giornalisti Emiliano Fittipaldi e Nello Trocchia dalle pagine de L’Espresso.

Matteo Renzi e Luca Lotti alla direzione nazionale del PD.

L’inchiesta Consip, dopo i casi di Banca Etruria e Tempa Rossa getta dunque l’ennesima ombra sull’eredità del Governo Renzi: politici corrotti, imprenditori, affaristi, lobbisti e faccendieri il cui unico scopo sarebbe stato quello di rottamare la democrazia per impossessarsi di ricchezze e potere in quella che sembrerebbe la riedizione sbiadita del Governo Berlusconi.
Le indagini sono attualmente in corso e il loro esito sarà in ogni caso pesante sia dal punto di vista giudiziario che politico, specialmente per i fedelissimi di Matteo Renzi, e peserà non poco sul futuro del Partito Democratico: è ora di dare risposte a chi, credendo nel cambiamento, ha trovato la restaurazione.

Ma una cosa è sicura di questa vicenda: le dimissioni del Ministro Lotti e l’azzeramento dei vertici Consip rappresenterebbero un atto dovuto di igiene politica nei confronti dei cittadini. Ne va della credibilità delle Istituzioni.