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M5S: dopo la sconfitta alle amministrative tutti contro Di Maio

Una vera e propria resa dei conti nei confronti di Luigi Di Maio dopo il k.o alle amministrative dell’11 giugno. La cosiddetta ala ortodossa ritiene sia stata fallimentare la gestione degli enti locali.

Sono passati 5 anni dalla vittoria di Pizzarotti, ora il Movimento deve fare i conti con la peggiore sconfitta per quanto riguarda una singola tornata elettorale. Sconfitti a Parma, divis a Genova, gli uni contro gli altri a Palermo, ancora in ritardo al Nord dove stentano a togliere voti alla Lega. Alcuni imputano il tutto anche al cattivo clima creato dalle gestioni Raggi ed Appendino a Roma e Torino. Un fallimento quello della gestione Di Maio secondo i cosiddetti ortodossi: critiche esplose nei minuti successivi ai primi exit poll. Il vicepresidente della Camera è il delegato agli enti locali. Sono in molti a puntare l’indice sulla strategia di seguire Renzi: andare subito al voto, mossa, quella dell’ex premier, riconducibile secondo alcuni sulla prevedibile sconfitta targata M5S alle amministrative. Stando a quanto riporta l’edizione odierna di LA REPUBBLICA, una deputata in particolare fa osservare che:

Chi ce lo faceva fare, perchè non aspettare le ragionali siciliane dove è previsto che andremo fortissimo prima di andare la voto? La verità è che lo stratega aveva sbagliato tutti i calcoli come al solito.

Quasi tutti, però, sono concordi nell’affermare che il vero errore sta a monte: ovvero nella trattativa fallita sulla legge elettorale. Il vero problema, forse il vero motivo della sconfitta, è l’abbandono riservato ai consiglieri e sindaci. La cosiddetta piattaforma Rousseau destinata alla condivisione tra gli enti locali, non è risultata sufficiente. L’invito di molti è comunque quello di restare calmi e ripartire da dove le cose hanno o sembrano funzionare: Sardegna e Piemonte. Quello che sembra mancare, però, è una coordinamento, una struttura fisica: quella di cui ha sempre parlato, denotandone la mancanza, lo stesso Pizzarotti ieri ancora vittorioso nella sua Parma. Ne testimoniano le divisioni di Palermo (con la questione firme false) e soprattutto a Genova: la “musica non è decisamente cambiata” come sperava Pirondini: da una parte Alice Salvatore, dall’altra lo stesso Pirondini, con il risultato che nessuno di loro è arrivato al ballottaggio.

Insomma, una notte di fallimento che sposterà ora l’attenzione non solo sulle critiche verso Di Maio ma anche su una profonda riflessione che riguarda la capacità o meno del Movimento di darsi una struttura in grado di affrontare non solo le future tornate elettorali ma anche, qualora ne uscisse vincitore, la sfida di governare sia a livello locale che nazionale.