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Di Maio sceglie il suo prossimo avversario per il confronto tv

Ha fatto tanto discutere in questi giorni la rinuncia di Luigi Di Maio al confronto televisivo con Matteo Renzi. Chiara la posizione del candidato premier dei Cinque Stelle: non esiste più motivo di confronto dopo la clamorosa debacle del PD nelle elezioni siciliane.

Stuzzica invece il confronto con Berlusconi, riconosciuto da Di Maio come il vero avversario delle politiche in vista l’anno prossimo, in virtù proprio del successo raccolto in Sicilia.
Lo dice chiaramente in un’intervista al Corriere della Sera che è pronto a confrontarsi anche con Berlusconi e «con chiunque saprà dirci in veste di candidato premier cosa intende fare per questo Paese, perché il confronto è sul programma».

C’è la convinzione da parte dei 5 stelle, dopo queste ultime elezioni regionali, che si possa davvero arrivare alla soglia del 40%. La paura del leader 5s è stata più volte ribadita, che il parlamento si trasformi nella casa degli impresentabili. «L’unico modo per impedirlo – garantisce Di Maio – è scegliere il Movimento Cinque stelle, l’unica forza politica che ha il coraggio di correre da sola, con la propria faccia e il proprio programma e di raccogliere voti puliti e liberi».

Una possibile strategia, quella dei grillini, per far leva ancora una volta sull’antiberlusconismo e sperare nel «voto utile» degli elettori di un centrosinistra ritenuto ormai fuori dai giochi. Perché la paura di Grillo è quella che il Movimento abbia ormai raggiunto il massimo del suo potenziale e per questo il leader pentastellato ritiene che adesso sia necessario coltivare terreni dove finora non si è raccolto abbastanza.

Se l’avversario è ora identificato in Berlusconi ci si aspetta una svolta per provare a catturare qualche consenso tra l’elettorato del Pd che sembra avere poche possibilità di successo, a meno che Pd e Mpd non trovino un accordo che appare difficile con Renzi al comando. Se la sinistra arriverà spaccata alle elezioni potrebbe verificarsi di nuovo quello che è accaduto in Sicilia, dove Fabrizio Micari è stato tradito dal voto disgiunto che invece ha premiato Giancarlo Cancelleri. Nel Rosatellum però il voto disgiunto non c’è, potrebbe quindi succedere che davanti ad un candidato troppo debole l’elettore di sinistra che non vuole votare a destra decida di scegliere il M5s.

Scenari politici che Di Maio respinge, negando che il Movimento voglia fare «alleanze con i partiti che hanno distrutto l’Italia negli ultimi vent’anni», nonostante questi abbiano iniziato a corteggiarli dopo il risultato alle regionali siciliane. «Non siamo né di destra né di sinistra – dice l’esponente pentastellato – non andiamo in giro a cercare voti di destra o voti di sinistra, non facciamo prove d’intesa con nessun partito, partitino o sigla. Noi siamo per la partecipazione del cittadino alla cosa pubblica. Convergenze, alleanze, ticket, coalizioni sono termini da paleolitico, ma soprattutto non ci interessano, noi siamo il futuro».