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Muraro attacca: “Non rivoterei la Raggi. A Roma è una guerra tra bande”

Anche oggi Virginia Raggi ha la sua ‘grana quotidiana’. Stavolta a sparare a zero è Paola Muraro, sostenendo che quella del M5s a Roma è una ‘guerra tra bande’.

In una intervista al Messaggero, a firma di Lorenzo De Cicco, l’ex Assessore all’Ambiente della giunta Raggi, utilizza parole davvero forti nei confronti del Sindaco Virginia Raggi e sulla sua giunta:

 

Amareggiata. Per quale motivo?
“Beh, avevo votato il Movimento…”

E ora non li rivoterebbe più?
“Beh, diciamo che me ne resterei a casa” (ride).

Addirittura. Come mai?
“In questa giunta manca coerenza. Mancano soprattutto delle risposte a chi ha votato Cinquestelle. Prima avevamo un programma che era considerato come un vangelo. Ora non mi sembra che sia più così”.

Chi comanda in Comune? Che rapporti aveva con Romeo e Marra?
“Quando ero assessore con il cosiddetto “Raggio magico” non avevo molti contatti. Questo gruppetto di fedelissimi aveva fatto la campagna elettorale con la sindaca. Si erano creati rapporti effettivamente molto stretti. E la sindaca si è appoggiata a loro. Alla fine è stato un errore. Alla luce di questi fatti anche io non so più con chi ho parlato. Sa, a Roma si fa fatica a capire di chi ci si può fidare…”.

Avrà letto i messaggi della chat dei “quattro amici al bar”, dove l’ex capo segreteria Romeo chiede a Marra di “indagare su Muraro”. Cosa ha provato scoprendo questi messaggi?
“Molta amarezza, io mi ero messa a disposizione. Ma alla fine ho pagato un prezzo alto. Questa guerra fra bande mi ha penalizzata moltissimo. Non capisco di cosa andassero in cerca, io ho provato a lavorare in modo preciso e con l’obiettivo di fare qualcosa per questa città, per provare a risollevarla. Ma forse gli obiettivi erano diversi”

Cosa vuol dire? Che in comune non lavorano per il bene di Roma?
“Ormai non si capisce più niente. Non si capisce qual è il bene comune. Mi sembra che abbiano perso di vista questo”

Chi ha voluto la sua testa?
“Io sono andata via dopo aver presentato le mie dimissioni. Le ho date io, perché la mia vita non la lascio fare a brandelli da un gruppo di consiglieri e di politici”

Si aspettava che le respingessero?
“No, visto il clima che si era creato… Ho capito che non dipendeva nemmeno più dai consiglieri, dipendeva da altri”.

Da chi?
“Dai vertici del Movimento. E mi faccia dire una cosa: dipendere dai vertici, che non ho mai conosciuto, non è una bella cosa”.