Segnala a Zazoom - Blog Directory

Ragazze americane stuprate da due carabinieri: “parevano gentili…”

 Stavano salutando i due dopo aver accettato il passaggio dalla discoteca a casa visto che, a quanto pare non ci fossero taxi disponibili. Ecco il racconto delle due ragazze americane vittime di uno stupro da parte di due carabinieri. I video delle telecamere di sorveglianza e quei venti minuti in cui la gazzella dei carabinieri resta nella strada delle studentesse americane.

Diciannove anni e ventuno. Vengono da due Stati sulla costa atlantica, non conoscono che poche parole di italiano. Ore 3.16: le ragazze escono dal Flo’, una terrazza con la pista da discoteca all’aperto e spettacolare vista sulla città. Hanno bevuto, una ha anche fumato hashish. Hanno appena incontrato i due militari intervenuti con altre pattuglie per una lite nel locale. Salgono sulla gazzella, percorrono i viali, entrano nelle strade del centro storico e arrivano al portone della casa presa in affitto. Ecco, da qui cominciano i venti minuti di vuoto nelle immagini che scorrono sulle telecamere della zona.

L’ auto dei carabinieri che entra nella strada stretta dove abitano le ragazze, l’auto dei carabinieri che esce dalla via. Probabilmente parcheggiano davanti a un hotel, in una piccola piazza. C’è una telecamera lì, ma non registra le immagini. Però i due militari avevano avvertito la centrale: “Ci fermiamo per un controllo”. Gli esperti della scientifica che hanno svolto i prelievi nella casa hanno trovato le tracce biologiche nell’ascensore e davanti all’appartamento. Anche sulla gonna e sulla maglietta di una delle due studentesse. A breve i risultati, l’esame del dna potrebbe essere un verdetto.

“Mi è saltato addosso” così racconta in lacrime una delle due studentesse americane ai poliziotti appena prima dell’alba:

Non ho gridato perché erano armati.

Poi prosegue l’altra:

Non ho chiesto aiuto, non ho gridato perché ho avuto paura e mi sentivo confusa

“Sono disperate, sotto shock” ha riferito chi le ha incrociate. L’altra notte quando avevano bisogno di aiuto non hanno chiamato un’ambulanza o il 113, ma la loro tutor, la giovane insegnante dell’accademia per stranieri che frequentano. È lei che ha dato l’allarme e ha informato i vertici della scuola: poche ore dopo è partita dalla direzione una mail di “warning” alle studentesse dei vari corsi per dire che c’era stata un’aggressione.

Secondo quanto riportato da Repubbica, però, in quel momento per gli investigatori ci sono lacune nella ricostruzione, c’è qualche contraddizione. Vengono loro mostrate le foto di alcuni carabinieri, le ragazze sono in uno stato di shock. Gli investigatori chiamano un’ambulanza, le due studentesse vengono portate in ospedale. Sono provatissime. C’è bisogno di una psicologa che le aiuti, che le sorregga. Bisogna avvertire le famiglie, dire ai genitori di mettersi in viaggio per l’Italia. Spiegare perché. Poi ci sono le visite mediche a Santa Maria Nuova dove vengono portate dalla polizia: è l’ospedale del centro, quello più vicino. Ma lì non c’è il reparto di ginecologia e allora le due giovani vengono fatte salire su un’ambulanza e portate al pronto soccorso di Torregalli dove si attiva il codice rosa, la procedura per i soggetti deboli che subiscono violenze. I medici le visitano e confermano che entrambe hanno avuto un rapporto sessuale, i tamponi sono positivi.Ieri le ragazze non sono tornate a casa, sono rimaste in un luogo al riparo.