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Immobilità PD, l’asso nella manica si chiama Franceschini

Se il partito entrasse in gioco, il ministro sarebbe il profilo giusto per la presidenza della Camera

La frammentazione interna e lo stato di indecisione sul futuro stanno logorando il PD. La dirigenza però ha rotto il silenzio con un comunicato che aldilà dell’orgoglio lascia trasparire un certo grado di apertura verso il dialogo.

Una frase valga per tutte:

Il PD non può partecipare a incontri i cui esiti sono già scritti.

Viene da se che i vari Salvini e Di Maio qualora siano interessati a tenere in gioco i Dem, dovranno coinvolgerli nelle trattative per gli incarichi istituzionali. Proprio su questo punto batte il PD che vede in Dario Franceschini il profilo perfetto per la presidenza della Camera. Questa posizione permetterebbe alla compagine democratica di muoversi agilmente su più fronti, in modo da poter rivendicare, alle brutte, di non essere un  partito “poltrona-dipendente”.

Altra questione spinosa è la gestione collegiale di Martina, poco accentratrice rispetto al lider maximo Matteo.

La sfida per lui è trovare due capigruppo che siano contemporaneamente graditi a Renzi e discontinui rispetto al corso precedente. Un vero rompicapo la cui soluzione potrebbe spianargli la strada in vista della difficile partita per la leadership.