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Senza finanziamento pubblico, per il PD è tracollo finanziario. Cassa integrazione per tutti

Oggi c’è stato l’incontro tra il tesoriere, Francesco Bonifazi, e i rappresentanti sindacali. Sul tavolo, la cassa integrazione e i licenziamenti. Al momento, visto il buco considerevole, si è deciso di mandare tutti i 174 dipendenti del Partito Democratico in cassa integrazione per 12 mesi.

Il nuovo tesoriere Bonifazi ha ereditato, nel dicembre 2013, dal suo predecessore Antonio Misiani un debito di circa 10,8 milioni di euro dopo la chiusura dei rubinetti del finanziamento pubblico. Prima di arrivare alla scelta di oggi, ovvero quella della cassa integrazione ha resistito tre anni, praticando tagli fino all’80% su servizi e fornitori.

Dopo la campagna del Sì, il Pd ha 9,5 milioni di buco e il personale ha un costo complessivo di 7,8 milioni: al partito hanno calcolato che ognuno ha un costo medio di 5700 euro a fronte dei 3200 che costa un dipendente di Cgil, Cisl o Uil. Un esborso considerato sproporzionato. Tra gli esempi che si fanno quello di Oriano Giovanelli (già tesoriere della campagna delle primarie di Bersani), che prenderebbe 15mila euro lordi al mese.

Inoltre, il Nazareno ha intenzione di intervenire anche sui parlamentari “morosi”, ovvero quelli che non hanno versato tutti i mesi al partito la cifra di 1500 euro, un onere morale sottoscritto nel momento in cui si accetta la candidatura alla Camera o al Senato