Segnala a Zazoom - Blog Directory

Tensione nel PD, c’è un patto segreto per ‘scaricare’ Renzi

Un vero e proprio patto tra  Dario Franceschini ed  Andrea Orlando contro Matteo Renzi come leader del PD alle prossime elezioni.

Il premio di coalizione offerto da Renzi in cambio del via libera alle elezioni per giugno. La risposta dei due ministri: non sarò lui il candidato premier:

Ma se si vota a giugnio il candidato premier non potrà essere Matteo

Come scrive oggi il quotidiano Il Messaggero, Franceschini ed Orlando, capi correnti della maggioranza del PD, avrebbero stretto un patto che prevede questo piano: accettare la legge elettorale che permette di rifare la coalizione, evitare scissioni ma escludere Renzi dal ruolo di candidato.

Il patto avrebbe, ovviamente, anche risvolti in chiave futura: l’attuale ministro della giustizia diventerebbe il segretario del PD, mentre il ministro del turismo dell’area dem verrebbe proposto come candidato premier. I due si sarebbero visti a Montecitorio in serata con l’aggiunta di  Maurizio Martina, ministro per le politiche agricole, per mettere a punto il piano: hanno prima discusso in separata sede per poi riunire i propri nelle stanze del gruppo PD. La questione è che sono in tanti a non considerare Matteo Renzi il candidato giusto per Palazzo Chigi. A questi si aggiungono i veltroniani che hanno in mente di escludere lo stesso Renzi dalla candidatura anche se vincesse il congresso in autunno.

Il motivo, secondo le voci raccolte dal quotidiano romano, sarebbe questo:

Quel connubio aveva ed avrebbe senso in presenza di una legge elettorale maggioritaria dove il cittadino vota il partito o la coalizione ma anche il governo e chi deve guidarlo. Ma con un impianto proporzionale il governo e le maggioranze si fanno in Parlamento, quindi il candidato Premier non ha più senso, quelli che poi devono allearsi con te possono benissimo dire: “ok, facciamo l’accordo, ma il governo lo guida questo piuttosto che quell’altro.

Dal lato dell’ex Premier resta la scelta dello scontro con la maggioranza che regge il partito o fare giocoforza e scendere a patti. La riunione dei gruppi parlamentari prevista per oggi e poi saltata non aiuta certo a rasserenare il clima: la cosa pare non sia state presa troppo bene dai diretti interessati. Il punto nodale resta il possibile voto a giugno: se non si andrà alle urne la questione politica all’interno del partito diventerà sempre più spinosa. Lo stesso Renzi ha ribadito:

Non intendo fare la fine di Bersani dopo il governo Monti

Intesa nel senso di pagare (alle elezioni) lo scotto di provvedimenti fatti da altri governi come è accaduto proprio a Bersani dopo la “cura” Monti. Molto probabile che se non si arrivi al voto a giugno, toccherà fare prima la legge di Bilancio per poi dar via alla tornata elettorale.