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Elezioni tedesche. Mentana spiega il crollo dei socialdemocratici in Europa

La batosta ricevuta da Schulz alle ultime elezioni tedesche è perfettamente in linea con quelle che i partiti socialdemocratici hanno ricevuto in Francia e Spagna.

Un risultato quindi che deve far riflettere anche in previsione delle elezioni italiane. Enrico Mentana sul suo profilo Facebook prova a fare alcune riflessioni sul tema:

Nel Duemila la gran parte dell’Europa era governata dai partiti di centrosinistra: c’era Blair in Gran Bretagna, Schroeder in Germania, Jospin in Francia, D’Alema in Italia. Da Washington guardava con benevolenza il democratico Bill Clinton. Poi progressivamente la stella del socialismo europeo ha cominciato a offuscarsi, e anche le condizioni mondiali sono molto cambiate. Questo 2017 di importanti elezioni è stato l’anno della catastrofe per i socialisti olandesi (che hanno perso tre quarti degli elettori), per quelli francesi (umiliati dalle urne dopo aver governato per 4 anni) e ora per i socialdemocratici tedeschi, scesi ieri al minimo storico. Fra tre settimane tocca all’Austria, e i sondaggi fanno prevedere un esito simile. L’unico che pur avendo perso ha ottenuto comunque un buon risultato è stato Corbyn con i laburisti inglesi, cioè l’uomo più lontano dalla politica del Blair di 17 anni fa. Rispetto ad allora il solo D’Alema tra i premier è ancora in campo: ma come è noto ha cambiato partito, e paradossalmente (ma non troppo) anche lui spera che il Pd italiano vada incontro alla stessa sorte degli altri partiti del socialismo europeo. A chi guarda agli eventi ‘sine ira et studio’ interessa semmai studiare la parabola dei movimenti socialisti, e la loro strutturale incapacità a reggere alle nuove domande di società in cui il welfare, l’invecchiamento e la globalizzazione hanno spostato parametri e esigenze della società, e la lunga fase di crisi ha fatto arroccare proprio le fasce storicamente più disposte alla solidarietà e allo spirito di uguaglianza. I nuovi ultimi sono visti con sospetto e paura da coloro che si sono battuti per il miglioramento delle proprie condizioni di vita, e le nuove regole del gioco e paure fanno ora guardare con sospetto a sindacati e cooperative, le antiche cinghie di trasmissione dei partiti della sinistra. I quali hanno perso la capacità di indicare obiettivi più forti di quelli identitari e sovranisti, che stanno gonfiando le vele delle destre. Infine, ma non ultimo, il fenomeno generale del leaderismo e della personalizzazione della politica favorisce chi ha legittimamente il culto del capo, ma non certo chi eredita la storia dei movimenti di massa, e ha bisogno di un mondo diverso per cui battersi. Già, quale?