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Chi accusa il premier di essere “non eletto dal popolo” sogna il presidenzialismo?

Uno dei mantra più diffusi della stagione autunno-inverno 2016, per ora iniziata solo con qualche tric trac in giro per l’Italia,  e per la quale è fortemente raccomandato l’uso della sciarpa della squadra locale di calcio, anche se non dovesse fare pendant con lo scarpino Tod’s, ed una spruzzatina di Chanel Egoiste sotto le ascelle per il maschio (mentre alle donne va sempre bene l’intramontabile Chanel n. 5), l’avrete letto o sentito, è che “il premier non è stato eletto dal popolo”, quindi è un usurpatore del primo potere sovrano che la Costituzione riconosce, come recita l’art. 1: “la sovranità spetta al popolo”.

La sovranità spetta al popolo ma, è opportuno leggere per intero l’articolo: “la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”. La svolta fondamentale che i “padri costituenti” vollero imprimere con questo articolo introdusse un nuovo principio di legittimazione del potere, la cui legittimità non dipende più da un Dio o chi ne fa le veci per esso (un re o un papa), per cui l’esercizio delle funzioni che fanno capo agli organi dello Stato ha la sua fonte nel Popolo, concetto vago, prossimo a quello di Moltitudine, che nel 1600 era l’antagonista di questo termine, ma preferibile comunque a quello di Nazione, che invece ha un connotato fortemente identitario (sotto qualsiasi accezione lo si intenda: etnica, linguistica, culturale e/o sociale).

Titolare della sovranità, in Italia, è quindi il Popolo nel suo complesso, quindi è il corpo elettorale, in quanto parte attiva del Popolo e che possiede il diritto di cittadinanza, e come sapete chi non possiede la cittadinanza non ha diritto di voto, in particolare lo sanno bene gli immigrati extraeuropei che vivono in Italia da oltre venti o trent’anni, e che non hanno voluto acquisire la cittadinanza italiana. Questi non votano e non hanno rappresentanza politica, ed è anche per questo motivo che personaggi come Salvini (e anche un pò Grillo), sfruttano la demagogia anti-immigrazione. Se votassero, magari questi leader del populismo cambierebbero registro.

Tuttavia, i “padri costituenti”, nel decidere il carattere degli organi costituzionali di rappresentanza del Popolo, hanno stabilito anche che, all’art. 67, “ogni membro del parlamento rappresenta la Nazione” (si badi bene, questa volta dice “la Nazione”, non il popolo), ed esercita queste funzioni senza vincolo di mandato, ragion per cui il parlamentare non ha nessun obbligo giuridico con la frazione del popolo o partito che lo ha eletto; che il governo è nominato dal Presidente della Repubblica (art. 92); e che (art. 94) il governo deve avere la fiducia del Parlamento, stabilendo un vincolo giuridico che obbliga alle dimissioni il governo, in caso di sfiducia.

Nella storia della nostra repubblica parlamentare, dal 1948 ad oggi, infatti, la procedura di nomina dei capi di governo è sempre stata effettuata con le cosiddette consultazioni del Presidente della Repubblica, che si assicurava che il governo che si andava a formare avesse la fiducia, oppure obbligava un Presidente del Consiglio in pectore, caldeggiato vivacemente da una parte del Parlamento, a verificare con un incarico se avesse effettivamente la maggioranza in Parlamento. E non poche sono state le volte in cui chi usciva papa dal Quirinale, ritornava cardinale dopo una sonora bocciatura in Parlamento. Il nostro parlamentarismo è il motivo per cui dal 1948 ad oggi abbiamo avuto 63 governi, in 17 legislature.

Ma se l’attuale riforma costituzionale non tocca nessuno degli articoli che riguardano l’esecutivo, ma modifica solo il Senato ed il titolo V, riducendo fortemente il bicameralismo, e recependo le sentenze della Corte Costituzionale relative agli ultimi quindici anni di conflitti di competenza tra Stato e Regioni, come mai adesso anche la sinistra radicale grida all’usurpazione dei sacri principi della Costituzione, rimarcando che Renzi, come D’Alema nel 1998, non è stato eletto dal Popolo in qualità di capo del governo?

Sarà forse perchè era proprio D’Alema che intendeva riscrivere completamente la Costituzione nella bicamerale, introducendo il maggioritario a doppio turno, ed il semipresidenzialismo alla francese? Il modello di governo che fu disegnato da Duverger su misura per il generale De Gaulle, e che fu introdotto nel 1958 mentre infuriava la guerra d’Algeria, sotto la minaccia di un vero e proprio colpo di Stato in Corsica, in cui i militari minacciarono spargimenti di sangue fino a Parigi se il presidente Coty non avesse conferito l’incarico di formare il governo al generale?