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Il caso Bonino: Corto circuito nel PD o semplice manovra politica?

Il PD è da tempo alla ricerca di alleati politici per la costruzione di una coalizione di Centrosinistra. Fino ad ora però questo obiettivo non si è rivelato affatto semplice. Con la lista di Emma Bonino, + Europa, si erano creati però i presupposti per una alleanza, ma in queste ore pare siano venuti meno.

Il problema sembrerebbe legato alla presentazione delle liste, o meglio alla individuazione dei candidati da sostenere in relazione alla raccolta firme.Secondo il Rosatellum bis la “dichiarazione” di presentazione delle liste deve contenere sia i candidati nei collegi plurinominali sia “l’indicazione dei candidati della lista nei collegi uninominali”.

Al momento però sono ancora in corso le trattative fra i partiti che vogliono presentarsi in un’unica coalizione, dato che ogni coalizione può presentare un solo candidato in ciascun collegio uninominale. +Europa aveva chiesto al Ministero degli Interni di poter raccogliere le firme prima che sia ufficializzata la sua alleanza col PD, per poi segnalare i candidati che intende sostenere nei collegi uninominali.

Una richiesta che non è stata accettata dal ministero perchè potrebbe creare un precedente non previsto dalla legge. La Bonino contesta quindi l’interpretazione della legge, a suo dire troppo restrittiva e per questo pare intenzionata a rompare sul nascere l’alleanza col PD.

D’altra parte però, fonti renziane ritengono che invece questa sia solo una “manovra” per ottenere maggiori “visibilità” politiche. Tradotto dal politichese all’Italiano, potrebbe significare che la Bonino vuole la garanzia che il suo programma politico arrivi in Parlamento, attraverso dei parlamentari propri.

Una voce che troverebbe velata conferma nelle parole di uno degli organizzatori della lista +Europa, Piercamillo Falasca, che attacca fortemente il PD, sostenendo su Facebook:

“Il PD continua a dirci: fidatevi di noi, vi raccoglieremo le firme in pochi giorni. Noi diciamo che in una democrazia uno non può “fare a fidarsi” di un altro partito, ma rivendicare una soluzione di legge che crei una parità di condizioni di accesso alle elezioni. Minniti evidentemente crede che sia meglio chiudere un occhio se si aprono lager in Libia per i migranti anziché acconsentire ad una interpretazione di legge che consenta a una lista che deve raccogliere le firme e che vuole apparentarsi di non doversi legare mani e piedi a un’altra. Il PD dimostra anche da queste cose di essere allo sbando”.