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Boston Celtics e Washington Wizards: come diventammo rivali…

NBA: Boston vs Washington: storia di una rivalità a prima vista.

Spesso teatro di rivalità “sanguinose” nel senso più crudo del termine, vedi episodi leggendari come la lotta tra Alonzo Mourning (Miami Heat) e Larry Johnson (New York Knicks) con il povero Van Gundy fisicamente finito tra le gambe dei due giganti, o la famosa scena di Reggie Miller che mostra “il pacco” all’insopportabile (quando non è in regia) Spike Lee a sancire quella tra Indiana Pacers ed ancora i Knicks.

Ora, a partire dall’anno scorso sembra esserne nata un’altra con protagonisti i Boston Celtics ed i Washington Wizards, entrambe al vertice della Eastern Conference.Il tutto parte nella stagione scorsa da un alterco tra Jae Crowder e l’allora allenatore dei Wizards, Randy Wittman. L’ex Dallas inveì contro l’head coach di Washington dopo un fallo tecnico. Dopo la partita Crowder affermò che Wittman aveva rivolto qualche parolina non proprio gentile nei suoi confronti. Il coach ammise di aver inveito contro Jae ma senza pronunciare alcuna offesa.Quell’episodio risale al gennaio del 2016 e quella partita fu vinta dai Celtics per 119-117: stagione che si concluse con uno sweep per Boston: 4-0.

Ma quello fu solo l’inizio di una rivalità che ha “subito” una vera e propria escalation negli ultimi 12 mesi e che vedrà un nuovo e conclusivo (per la regular season) capitolo questa notte quando i Celtics ospiteranno i Wizards: partita che dirà molto su chi tra le sue franchigie occuperà la seconda seed nella Eastern.

Sarà il quarto ed ultimo confronto tra Stevens e Brooks: per adesso il bilancio è di 2-1 per i Wizards: l’ultimo precedente, datato 24 gennaio, giocato Washington recita 123-108 con la coppia Wall-Beal a banchettare: 27+7 assist con 11/20 dal campo per il primo, 31 con 11/18 per il secondo.

Già in estate le due franchigie si contesero i servigi di Al Horford. Fu di nuovo Stevens a spuntarla con un contratto da 113 milioni in 4 anni. Crowder non mancò di dire la sua: in sostanza, Horford scelse Boston perchè Washington non aveva nulla di attraente da offrire soprattutto da un punto di vista cestistico.

Schermaglie, pure bazzecole rispetto a quello che abbiamo visto quest’anno.

Primo confronto, siamo al 9 di novembre. Washington sta dominando una partita che porterà a casa (118-93 con un Otto Porter Jr a cinquestelle: career high da 34 punti con 14/19 al tiro e 14 rimbalzi) quando restano ancora 5:24 minuti da giocare. E qui avviene il peggio: John Wall colpisce Marcus Smart in mezzo la campo ottenendo un flagrant 2 e l’automatica espulsione. Smart però reagisce ed affronta a muso dura la PG di Washington: Wall a quel punto sembra invitare Smart a proseguire il loro “civile” incontro anche fuori…

Ecco la miccia che fa esplodere la rivalità:

Secondo capitolo: si passa all’ 11 gennaio, sul parquet di casa, Boston vince 117-108 con 38 punti Isaiah Thomas: ne piazza 20 in uno dei suoi, ormai, proverbiali ultimi periodi. Nel terzo quarto sale ancora in cattedra Smart che questa volta fronteggia l’altro della coppia sul back court di Brooks: Bradley Beal. Smart l’anno scorso colpì e ruppe inavvertitamente il naso a Beal. Questa volta in un normale set offensivo: Beal prova un taglio back-door ma viene agganciato da chi? ma di nuovo da lui: MARCUS SMART:

I due si scambiano qualche parolina dolce: la conseguenza è un fallo tecnico per il prodotto dei Florida Gators.  Pensavate fosse finita qua: ma nemmeno per sogno? Nella stessa partita, due vecchi protagonisti in quel momento lasciati ai margini tornano alla ribalta:

Crowder e Wall si affrontano a partita finita giusto perchè non si erano messi d’accordo su dove passare la serata: il primo preferiva la solita pizzeria, il secondo gradiva una bistecca al sangue: pare che proprio Wall (nota “mano bucata”) abbia accusato il “treccina” di avere il solito braccino corto. Ovviamente la cosa è degenerata coinvolgendo anche altri compagni di squadra: anzi, qualche loro parente preoccupato per le conseguenze ha pensato bene di chiamare la polizia: ecco spiegato lo schieramento di forze (ben 5 poliziotti) a fine partita per evitare  che le due contendenti venissero ancora a contatto. L’apostrofo è stato messo da Otto Porter Jr che ha accusato i Celtics di giocare sporco, quale  profeta, Isaiah risponde convinto: “If playing hard is dirty, then I guess we are a dirty team”.

La domanda  a questo punto della storia è: come la chiudiamo? Ed allora la questione è andata a finire così. I Wizards promisero di vestirsi di nero prima del terzo confronto andato in scena il 23 gennaio al Verizon Center. La motivazione: dovevano presentarsi ad un funerale.Il portavoce fu Kelly Oubre, il quale ai microfoni di CSN Mid-Atlantic la mise in questi termini: “Saremo tutti vestiti di nero per la partita, e penso che il motivo sia chiaro”.Ci aspettiamo qualsiasi cosa, non dovete stupirvi nel vederci in versione ‘all black’. Siamo pronti, giochiamoci il terzo round“. Funerale (sportivo) che, purtroppo per i Celtics, fu effettivamente celebrato.

Ora sono passati due mesi, la ricorsa di Washington è terminata: terzi a due lunghezze dai Celtics. Ultima chiamata per accorciare le distanze e puntare al secondo posto ad Est con la possibilità del fattore campo a favore nella post season. Thomas, dopo aver saltato le ultime due, sarà di nuovo disponibile. Bogdanovich in più nel motore Wizards potrebbe risultare decisivo. Boston che sarà in back to back dopo l’inatteso ko contro i 76ers. Calendario che sembra comunque favorevole a Stevens: sei partite consecutive in casa, 9 nelle ultime 12 rimaste, mentre Brooks nello stesso periodo chiuderà il mese con Cavs, Clippers e Utah tutte in trasferta.

Stanotte si chiude con il quarto confronto, in attesa dei playoffs. Si sa, un po’ di pazienza: so ragazzi….