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Caporalato e razzismo a Cosenza: paga in base al colore della pelle. Arrestati due fratelli

Caporalato e Razzismo. Assumevano lavoratori in nero nella loro azienda agricola, poi la paga variava in base al colore della pelle.

Due arresti per intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, con l’aggravante della discriminazione razziale. E’ accaduto a Cosenza, precisamente ad Amantea dove due fratelli, 48 e 41 anni, adesso ai domiciliari, sono stati accusati del reato introdotto dalla legge sul caporalato approvata nel 2006.

Da quanto emerso in seguito ad un’inchiesta sullo sfruttamento dei rifugiati ospitati nei centri di accoglienza, i due fratelli assumevano in nero migranti di diversa nazionalità. Poi la paga variava in base al colore della pelle. I “bianchi” percepivano inspiegabilmente 10 euro in più degli altri lavoratori “di colore”: 35 euro contro 25 al giorno. Non solo, i discriminati erano altresì costretti a condizioni di lavoro degradanti: dormivano in baracche, mangiavano a terra e vivevano sotto la stretta e severa sorveglianza dei due fratelli.

«I rifugiati, principalmente provenienti da Nigeria, Gambia, Senegal e Guinea Bissau, per non destare sospetti venivano prelevati in prossimità del centro di accoglienza “Ninfa Marina” di Amantea, in una strada parallela» come ha spiegato Giordano Tognoni, comandante della Compagnia di Paola.

I due fratelli andavano personalmente a prelevare la manodopera, ad una certa distanza dal centro d’accoglienza, per dissipare ogni possibile sospetto. Tuttavia, le precauzioni prese non hanno comunque messo fuori strada gli inquirenti. I carabinieri, infatti, indagavano da questa estate, insospettiti dal flusso di richiedenti asilo che si spostavano verso le campagne della cittadina tirrenica del Cosentino. 

«Quanto scoperto in Calabria lascia sgomenti: lo sfruttamento del lavoro con l’aggravante della discriminazione razziale è intollerabile sotto ogni punto di vista!» – Commenta il ministro delle politiche agricole Maurizio Martina – «Ringrazio le forze dell’ordine per il contrasto all’inaccettabile piaga del caporalato.Casi come questo dimostrano ancora una volta quanto fosse necessaria la nostra legge per tutelare ovunque e prima di tutto la dignità ed i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori agricoli»