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Clinton prende più voti, ma vince Trump. Ecco il perché

Che Donald Trump sia il 45° Presidente degli Stati Uniti è oramai cosa risaputa. Ciò che in molti non sanno è che a prendere più voti non è stato lui, bensì la sua sfidante Hillary Clinton. La candidata dei Democratici ha ricevuto 59.649.230 voti, all’incirca 207.875 in più rispetto al suo sfidante, eppure non è lei a trionfare e quindi non sarà lei a varcare nuovamente le porte della Casa Bianca.

Tutto ciò è possibile perché quello americano è un sistema elettorale con metodo indiretto. Ovvero i cittadini non eleggono il Presidente, questa “scelta” spetta ai 538 grandi elettori riuniti a Washington. Infatti, ogni Stato esprime, con sistema maggioritario secco chiamato ‘winnertakes all‘, un certo numero di grandi elettori (si va dai 55 della California, che ha 35 milioni di abitanti, ai 3 del Vermont, che ne conta circa 600mila). I cittadini esprimono la propria preferenza per un candidato, ma in realtà non viene eletta la persona singola ma il gruppo di “grandi elettori” ad essa associato. Il conteggio totale dei delegati di ogni Stato determina l’elezione del Presidente.

E qui scatta il meccanismo che permette al più votato di non vincere le elezioni. Chi si aggiudica uno Stato infatti, anche solo dello 0,1%, si accaparra tutti i grandi elettori di quello Stato. Per cui, paradossalmente, come nel caso della Clinton, si può arrivare alla maggioranza di voti totali a livello nazionale pur avendo un minor numero di grandi elettori (228 nel caso della candidata Democratica).

Il tutto diventa ancora più paradossale se si analizza il distacco tra i due competitor in due Stati fondamentali: la Florida e la Pennsylvania, entrambi conquistati dai Repubblicani. Nel primo caso il distacco è dell’1,3%. La Clinton prende 4.485.745 voti mentre Trump circa 119.770 in più, grazie ai quali porta a casa ben 29 grandi elettori. A questi vanno sommati i 20 della Pennsylvania dove il distacco è di 68.236 voti. Ben 49 grandi elettori (che difatti hanno deciso le sorti di questa elezione), aggiudicati in un distacco di 188.006 voti, una cifra inferiore rispetto ai voti totali di vantaggio che la Clinton ha totalizzato complessivamente su Trump.

Ora, lungi da me andare avanti in questo impervio selciato per disquisire sulla bontà del sistema elettorale americano, nonostante devo ahimè ammettere che la tentazione sia grossa. Mi limito a chiudere in maniera piuttosto modesta, chiedendomi se sia giunto il momento che il giovane popolo americano (che ha all’attivo solo 5 secoli di Storia), cominci a porsi qualche interrogativo sul proprio sistema elettorale. Anche stavolta infatti, così come accadde con Al Gore contro Bush, a diventare Presidente è stato quello che ha preso meno voti…