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Cuperlo: “con Renzi sconfitta storica. Si è creata una rottura tra noi ed il resto della società”

Un attacco al giorno nei confronti di Matteo Renzi. Questa vola la firma è quella di Gianni Cuperlo in una intervista rilasciata a LA STAMPA. Il pericolo per il membro della Direzione Nazionale del partito è quello di una sconfitta storica se a capo del partito ci sarà ancora l’ex sindaco di Firenze.

Dichiarazioni che arrivano a pochi giorni di distanza da altre rilasciate a REPUBBLICA. Il tema principale è sia a messa in discussione della leadership ma soprattutto la frattura tra il partito ed un pezzo della società. L’esponente della minoranza Dem si era già così espresso:

La rottura tra noi e un pezzo della società che nel Pd dovrebbe riconoscersi dura da alcuni anni e senza aggredire questo limite non si torna a vincere. Tanto più che la destra è viva e non vedo spazi per alcuna operazione alla Macron. La sola strada è ripartire dai nostri principi, da una discontinuità di contenuti, stile, linguaggio e ricostruire così una fiducia che si è smarrita.

Questo quanto detto lunedì. Parole d’ordine (la si sente da ormai un decennio) “ricostruire”: riprendere il contatto con una realtà sociale che in molti sembrano o aver perso o, peggio ancora, aver del tutto sottovalutato: come fosse un risultato già acquisito. Concetti ribaditi ancora oggi:

Io mi batto perchè il PD cambi radicalmente. Rivendico lealtà e coerenza, ma  non accetto il destino di un partito che cambia natura. Renzi è forte dentro il Pd ma il Pd oggi è debole nella società. Questa contraddizione dura da tre anni. Prima le sconfitte in Veneto, Roma, Torino. Poi si è sfidato il Paese sulla Costituzione con esito catastrofico. Ora si è tornati a perdere nelle amministrative e si nega la realtà. Il tutto mentre Prodi sposta la sua tenda lontano dal Pd. Davanti a una scena simile spiegare che le politiche saranno un’altra storia è come lanciarsi senza paracadute.

Parole che fanno pensare ad un nuovo terremoto, al tentativo di ribaltare la posizione dell’attuale segretario proprio all’interno del PD:

Toccherebbe a chi è alla guida farsi carico di questo warning, questo allarme rosso uscito dalle urne. Non vederlo equivale a spingere il Pd a una probabile sconfitta alle Politiche. La saggezza di una classe dirigente è nel coraggio di correggere i propri errori. Questa capacità finora non vi è stata ma continuare a passare col rosso a questo punto sarebbe un atto di incoscienza.

Soprattutto se poi la prospettiva è quella del voto: la capacità, o meno, non solo di unire il partito ma di tenere insieme diverse forze di centro-sinistra. Una linea contraria a quella di Renzi: un’azione riformista che, però, non insegue alleanze.

La domanda è se ha una linea in grado di evitare una sconfitta storica. Il mio cruccio non è battere Renzi ma evitare di consegnare l’Italia alla destra. In questo senso la sorte di un leader non può dipendere dalle chance di tornare a Palazzo Chigi ma dalla capacità di migliorare la vita di chi a quella guida si è affidato. Renzi continua a dividere in una stagione dove serve unire.

Sulla sua eventuale “sostituzione”, però, viene scelta la linea programmatica. Sbaglia Renzi, secondo Cuperlo, ma sbaglia anche chi crede che la formula coalizione sia quella vincente:

Sì, come sbaglia chi pensa che la risposta stia nella formula della coalizione. Dire centrosinistra da solo non basta. Devi spiegare cos’è. Per me vuol dire resettare tutto. Capire che si sono spezzati legami profondi con chi si è ritrovato più povero e solo. Non serve sommare sigle e leader. Servirebbe una grande alleanza civica e solidale con un nuovo radicamento tra quelli che vogliamo tutelare nei diritti e nella dignità. Almeno se pensiamo che la sinistra è oggi senza un popolo alle spalle. Prima del nome conta la missione. Poi un programma di traguardi partecipati a cominciare dalla lotta a diseguaglianze immorali. E solo a quel punto alleanze ed un leader. 

Strada che se, intrapresa però porta ad un bivio: provare a convincere Renzi a cambiare linea o approfondire il dialogo con le cosiddette minoranze:

Non sono due cose in contraddizione. Continuo a battermi per un partito diverso e sabato saremo in piazza con Pisapia e molti altri per dire che un centrosinistra largo, civico, vincente si deve costruire e per riuscirci serve un Pd disposto a riaprire quel cantiere. Io non chiedo abiure a nessuno ma di ripartire dall`intelligenza e passione che fanno mettere il bene di tanti davanti a quello di uno. Pisapia si è dato il compito di federare un campo che oggi è diviso e ha le capacità per riuscirci. Io tifo, a partire dalla sinistra del Pd, perché tutti i pontieri abbiano successo. Lo faccio perché una cosa è chiara, nessuno vincerà alzando muri.

La vera spinta, il vero propulsore che può spingere al cambiamento viene però dall’azione sociale e dalla capacità di mettere in primo piano parole come “lavoro, salute ed istruzione” mostrando sia i problemi che dando le possibili soluzioni:

Attraverso riforme partecipate perché sono le sole che reggono l’urto degli eventi. Lavoro, Salute, istruzione, ambiente sono le chiavi per ripensare economia e democrazia dopo la crisi. Anche se poi la vera svolta è un recupero di credibilità perché il dramma è non essere più stimati come persone e come classe dirigente. Ci sono luoghi dove non mettiamo piedi da anni e legami sociali letteralmente spezzati. Somigliano sempre di più al ceto politico che dovremmo combattere. Appendevamo al muro Che Guevara e ora rischiamo la parte dei Proci ad Itaca. Il centrosinistra rinascerà da un viaggio nel paese vero. Poi a settembre facciamo incontrare i percorsi diversi che credono in una nuova alleanza sociale e politica.