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Il Governo ha un piano segreto per uscire dall’euro?

Negli ultimi giorni, tra un’impennata dello spread e i timori dei giornali europei per il nuovo costituendo esecutivo, non si fa altro che parlare di ciò che potrebbero fare i nuovi governanti e c’è anche chi come ilSole24ore arriva ad ipotizzare che il Governo M5S-Lega possa avere un piano B per uscire dall’euro.

Dalle colonne del maggiore quotidiano economico del nostro Paese emergono infatti le considerazioni di due penne molto apprezzate dagli economisti: Lorenzo Codogno e Giampaolo Galli che relativamente a chi ha chiuso il contratto di governo scrivono:

“Alcuni dei politici che hanno partecipato alla trattativa hanno ben chiaro cosa stanno facendo. E allora non rimane che prendere in parola ciò che essi dicono, quando ad esempio Matteo Salvini afferma che i richiami degli “eurocrati” non solo lo lasciano indifferente, ma addirittura lo galvanizzano e lo inducono a perseguire la strada imboccata con ancora maggior determinazione. Concetti analoghi sono stati pronunciati da Luigi Di Maio, anche se con toni un po’ meno barricadieri”

Arrivano quindi a chiedersi l’esistenza di un piano B per uscire ‘in segreto’ dall’euro:

“C’è allora da chiedersi se questi signori abbiano un piano B? Hanno cioè un’idea di cosa fare a fronte delle varie azioni che l’Ue può intraprendere, dalle reprimende, all’apertura di una procedura per deficit eccessivo, al ricorso alla Corte di giustizia fino alla sanzione pecuniaria nei confronti dell’Italia?”

“I teorici del no-euro che erano ben rappresentati al tavolo della trattativa sembrano avere le idee chiare: essi hanno sempre sottolineato con molta forza che l’uscita dall’euro deve essere tenuta segreta fino all’ultimo momento e deve essere decisa da un Consiglio dei Ministri a mercati chiusi, possibilmente in un fine settimana, al fine di aver il tempo necessario per approvare le misure restrittive in materia di acceso ai depositi bancari e ai bancomat, e di restrizioni sui movimenti di capitali con l’estero. Può sembrare fantaeconomia, ma è da anni che questi signori e i loro numerosi seguaci polemizzano con il M5S sulla questione del referendum sull’euro, sostenendo, a ragione, che il referendum darebbe tutto il tempo alla speculazione di mettere in ginocchio il Paese. Ed è da anni che si esercitano a immaginare scenari di uscita. Va anche detto che i mini Bot, che sono rimasti anche nell’ultima stesura del contratto di governo, non sono solo un modo per far debito sperando di aggirare le regole europee, ma sono anche, nelle intenzioni di costoro, un primo nucleo di moneta nazionale alternativa all’euro”.

Ed in ultimo immaginano anche come potrebbe essere condotto questo piano:

“Il piano B che immaginano sembrerebbe logicamente coerente: si porta al massimo la tensione con l’Ue e con la Bce, accusandole di impedire all’Italia di fare le cose che i cittadini attendono da tanti anni, si lascia che i mercati finanziari chiudano i rubinetti del credito al Tesoro con lo spread alle stelle, fino a convincere tutti che l’unica soluzione è obbligare la Banca d’Italia a battere moneta, il che vuol dire uscire dall’euro”.