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Grillo, nel programma M5s ridurre l’orario di lavoro

Ridurre l’orario di lavoro. E’ il quinto punto del Programma Lavoro del MoVimento 5 Stelle di cui si discute oggi sul blog di Beppe Grillo in un post firmato dall’attivista sindacale Marco Craviolatti. Il tema sarà sottoposto al voto online degli iscritti la settimana prossima.”I Paesi europei in cui si lavora di meno – spiega Craviolatti – sono i Paesi ricchi del Nord, come Germania, Danimarca, Olanda. I Paesi europei in cui si lavora di più sono i Paesi dell’Est e del Sud, Polonia, Grecia… Un lavoratore greco lavora il 50% in più di un lavoratore tedesco: nella realtà le ‘cicale’ sono ricche, e le ‘formiche’ sono povere. Nei Paesi ricchi il tasso di occupazione è molto più elevato, e si lavora di meno. In Italia abbiamo il 57% di occupati, in Francia il 64%, sono in proporzione 3 milioni in più. ‘Lavorare meno lavorare tutti’ non è quindi uno slogan o un auspicio, è una constatazione della realtà, una correlazione statistica”.

“I costi per lo Stato – osserva – per avviare la riduzione degli orari di lavoro, sono in genere molto limitati. Ridurre gli orari incentiva questo: ridurre gli orari è un po’ come portare la bicicletta in officina, fare una revisione di tutta l’organizzazione del lavoro, stimolare gli investimenti, l’innovazione produttiva, e quindi l’evoluzione del sistema produttivo nazionale verso uno stadio un po più evoluto. La riduzione degli orari va organizzata pensando sia al piano individuale sia a quello collettivo. Intanto ci sono tantissime persone che lavorerebbero di meno anche guadagnando di meno se solo potessero farlo, penso ad esempio ad alcuni periodi della vita come la maternità, la malattia, l’età avanzata. Bisogna dare a queste persone la possibilità di farlo, ad esempio introducendo un diritto al part time: i part time oggi in gran parte sono imposti, ma chi li vorrebbe spesso non può accedervi. Si potrebbe istituire un diritto al part-time, magari lungo di 30 o 35 ore, che non può essere negato a meno di problemi organizzativi insormontabili. Ci sono poi i congedi di cura che vanno potenziati e meglio retribuiti, come i congedi parentali che oggi vengono retribuiti solo al 30%, quindi rimangono spesso diritti sulla carta, mentre le raccomandazioni europee suggeriscono di portare la retribuzione almeno al 60% per farli fruire anche agli uomini”.”Rispetto a quella che è invece la riduzione collettiva degli orari – osserva Craviolatti – le strade sono molteplici: ad esempio una riduzione orizzontale in cui le ore giornaliere vengono ridotte, o una riduzione verticale delle giornate lavorate, ad esempio la settimana corta di 4 giorni; oppure un modello nuovo di organizzazione dell’orario ordinario, ad esempio una fascia ampia che vada dalle 25 alle 35 ore. Questa fascia potrebbe essere lasciata poi alla contrattazione e alla libera organizzazione delle imprese, per garantire sia la necessaria riduzione che i margini di flessibilità, adattandoli ai diversi contesti lavorativi”.

“A un secolo dal 1919 e a mezzo secolo del 1969, cioè dai grandi salti della storia dell’orario di lavoro – conclude – la struttura economica è pronta a un salto nuovo e ambizioso: il 2019 potrebbe rappresentare una scadenza simbolica molto motivante. E poi abbiamo la responsabilità, l’onore, e l’onere di avere a che fare con la più grande risorsa che esista sulla faccia della terra, la risorsa più preziosa e più democratica: il tempo di vita delle persone”.

(askanews)