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Karen Khachanov, il russo della speranza

Il 21enne moscovita rappresenta la più concreta speranza di rivalsa del movimento tennistico russo, in crisi negli ultimi anni.

La scuola tennistica russa ha prodotto, tra gli anni ’90 e l’inizio del nuovo millennio, giocatori rappresentativi, campioni diversi fra loro ma capaci di raggiungere risultati importanti: tennisti in grado di vincere Slam come KafelnikovSafin; un atleta come Davydenko, stabilmente in top ten per svariati anni e issatosi fino alla terza posizione mondiale; onesti professionisti come Youzhny, nella cui carriera non è mancato qualche momento di gloria.

La situazione negli ultimi anni, invece, non è stata delle più rosee. Motivo per cui alte sono le aspettative riposte nei giovani talenti Rublev e Khachanov. Ma è del secondo che oggi parleremo.

Karen ” Djan ” Khachanov nasce a Mosca in una fredda giornata primaverile (lo dico giusto per creare l’atmosfera da romanziere consumato e poi, in Russia, fa sempre freddo), il 21 maggio del 1996. Il primo approccio col tennis lo ebbe all’età di tre anni, quando suo padre Abgar e sua madre Natalia decisero di iscriverlo al corso di tennis presso la scuola materna che frequentava.

I genitori, entrambi laureati in medicina, ci tenevano che il figlio crescesse imparando ad apprezzare i sani valori dello sport. Il padre, d’altro canto, vanta un passato da pallavolista di alto livello. “Djan”, dunque, iniziò a muovere i primi passi nel mondo della racchetta, e raggiunta l’età dell’adolescenza c’era già chi ne aveva pronosticato l’ingresso in top twenty prima del compimento dei vent’anni. La profezia, tra l’altro, proveniva dal ” principe ” Kafelnikov, non da uno qualsiasi.

Khachanov, i cui idoli dichiarati sono Juan Martin del Potro e Marat Safin, è stato proprio a quest’ultimo accostato più volte: in alcune movenze, in particolare nell’esecuzione del rovescio e del servizio, ricorda molto il suo connazionale. Quel che invece sembra distanziarlo dal conterraneo è la diversa attitudine fuori dal campo.

Marat è sempre stato celebre per il suo stile di vita “allegro”, un po’ fuori dagli schemi e dalle logiche che un atleta professionista dovrebbe seguire e rispettare (questo, si badi bene, non gli ha impedito di vincere ben due tornei dello Slam, di cui il primo all’età di vent’anni). Karen, al contrario, sembra un tipo con la testa sulle spalle: appassionato di scacchi e letteratura; già coniugato; voglioso di migliorarsi ancora e dotato della costanza necessaria per portarsi a ridosso del vertice della classifica mondiale.

Dal punto di vista del gioco espresso è il classico prototipo di giocatore moderno. Dinamico, dotato di una grande forza e velocità di braccio, scattante e piuttosto agile tenuto conto dei 198 cm di altezza e gli 88 kg di peso. Un attaccante da fondo campo, che punta tutto sul ritmo e la potenza dei propri colpi. Tende, la maggior parte delle volte, a guadagnare il centro del campo per comandare col diritto e chiudere rapidamente il punto. Non disdegna, però, l’utilizzo del rovescio lungolinea: arma micidiale in alcuni frangenti e che riesce anche a giocare con effetto inside-out sempre dal mezzo del terreno di gioco.

Il servizio è estremamente efficace e preciso, e gli permette di prendere agilmente il controllo delle operazioni nel proprio turno di battuta e non sprecare troppe energie: non ama particolarmente difendere, il buon ” Djan “.

Dove il suo gioco si rivela a tratti deficitario (e questa è però una problematica comune a molti tennisti della sua generazione) è nel gioco di volo. Non per l’esecuzione tecnica bella e buona, ma proprio per la scarsa attitudine a conquistare la rete. Un aspetto da curare e migliorare sicuramente, che gli consentirebbe di far tesoro della grande velocità espressa con i colpi scagliati dal fondo, i quali diverrebbero approcci in verticale cui sarebbe difficile opporre valide contromisure.

Attualmente si allena in Spagna, a Barcelona, ed è seguito dall’esperto Galo Blanco (ex-coach di Raonic). I risultati più importanti li ha conseguiti proprio durante l’ultimo anno ed è riuscito, il 2 Ottobre 2016, a conquistare il primo torneo 250 della sua carriera, vincendo il Chengdu Open. Proprio di recente, tra l’altro, abbiamo assistito al suo exploit all’Open di Francia, ove per fermarne l’avanzata ci è voluto un Murray in gran spolvero e che pian piano sta ritornando quello di un tempo. Era dal 2009 che un ragazzo così giovane non raggiungeva gli ottavi a Parigi (quando vi riuscì Marin Cilic).

La strada intrapresa da Khachanov sembra quella giusta, e non è certo un caso se, tra coloro che disputeranno le Finals dedicate ai giocatori della next-gen (si terranno a Milano, nel mese di novembre), il russo è tra quelli più attesi e intorno al quale si è creato un certo hype.

In lui, dunque, sono riposte le speranze di una nazione che ha voglia di esaltarsi ancora per un grande campione e Karen, sono sicuro, ce la metterà tutta.