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Il M5s sbaglia la data del voto “anti vitalizi” perché non conosce la Costituzione

Le probabili elezioni settembrine hanno fatto pensare ai vertici del M5s di poter collegare le possibili nuove elezioni al tema dei vitalizi. La pensione scatterebbe, solo per i parlamentari alla loro prima legislatura, gli altri già l’hanno maturata, il 15 settembre.

Tutto è cominciato con uno status su Facebook di Davide Casaleggio il 24 maggio:

“Noi vogliamo andare al voto il prima possibile, prima che i parlamentari pendano il vitalizio, ovvero prima del 15 settembre”.

Al quale sono seguite le dichiarazioni di Luigi Di Maio:

“Se faranno partecipare il M5s alla stesura della legge elettorale, abbiamo la certezza che si andrà a votare il prima possibile e io propongo il 14 settembre, il giorno prima che i parlamentari maturino la pensione”.

E quelle di Beppe Grillo:

“Le elezioni domenica 10 settembre con la cancellazione dei privilegi sarebbero un modo magnifico per festeggiarlo. Noi ci siamo”.

Il problema è che nessuno dei tre sembra conoscere il diritto pubblico e la Costituzione. Nel diritto pubblico italiano per evitare che ci siano vuoti di potere un organo decaduto rimane in carica fino a che non gli subentra quello successivo. Il cosiddetto “principio della prorogatio”.

L’articolo 61 della Costituzione, inoltre, afferma che la prima riunione delle nuove Camere dopo un’elezione “ha luogo non oltre il ventesimo giorno dalle elezioni”, e, di media, nella storia ci sono voluti sempre intorno ai 16/18 giorni.

In realtà, quindi, per essere sicuri di evitare di far maturare la pensione ai parlamentari al loro primo mandato bisognerebbe andare a votare almeno venti giorni prima del 15 settembre, ad agosto.