Segnala a Zazoom - Blog Directory

Il “missionario” e lo slovacco che visse tre volte: le storie di Antonio e Kyle

Se qualcuno avesse ancora voglia di scrivere e rappresentare determinate storie probabilmente troverebbe del discreto materiale dalle due che stiamo per raccontare. Si, perché quelle di Antonio e Kyle racchiudono elementi tipici di un buon film o una buona canzone. Raccontano di scelte che si fanno ad un certo punto della vita, di colpi bassi, di qualche Dio o chi per lui e di come attraverso un ideale percorso, che sia una malattia o un viaggio, si ritorni poi al  punto di partenza. Intendiamoci, i due protagonisti non si conoscono e gravitano a centinaia di chilometri di distanza, ma  per entrambi esiste un unico filo conduttore: una palla a spicchi.

La prima storia è quella di un coach partenpeo, Antonio Petillo, responsabile tecnico della Kouros Napoli. Club creato dal cinquantasettenne con lo scopo di togliere i giovani dalla strada e da alcune cattive compagnie. La Kouros opera tra Miano, Scampia e Piscinola. Antonio, dopo varie esperienze nei campionati minori e varie finali interzonali con squadre giovanili, dal 1999 al 2010 è stato un tesserato dallo Scafati Basket, dove ha rivestito il ruolo di capo allenatore e vice allenatore della prima squadra conquistando anche la promozione in serie A2. Dal 2003 al 2006 e poi nel 2011 l’incarico di referente tecnico territoriale in Campania del settore squadre nazionali. Nel 2007, infine, ha fondato, insieme a Francesco Mancini, l’A.S.D. Kouros Napoli. La svolta avviene quando decide di intraprendere un viaggio che da Napoli lo porta in Kenya. Lì, in una realtà molto simile a quella delle periferie napoletane, il coach attrezza un campetto di basket nel centro di accoglienza di Kivuli ed insegna pallacanestro ai bambini e ragazzi della periferia di Nairobi. Creando, durante le due settimane di soggiorno, una sorta di ponte tra due realtà così lontane geograficamente ma così vicine nelle difficoltose condizioni di vita ai margini delle rispettive metropoli.

La seconda storia, è una storica classica e di quelle che finiscono con il lieto fine. Parliamo di Kyle Kuric e della sua forza di volontà. Di come questa l’abbia da sola sostenuto e spinto oltre la malattia per tornare a giocare una partita di pallacanestro. Kyle gioca nel Gran Canaria, in Spagna ed è uno degli elementi di maggiore importanza, tenuto in grandissima considerazione dall’allenatore Aito Garcia Reneses. Durante una trasferta nei Paesi Baschi per una partita di Liga, Kyle inizia a soffrire di forti mal di testa. La diagnosi a seguito di accertamenti è terribile: meningioma, un particolare tipo di tumore al cervello. La sensazione che non potesse più tornare a giocare e non solo era molto forte. Ma qui entra in gioco Kyle: l’unico ad aver sempre creduto nella possibilità di tornare a giocare una partita di pallacanestro. Lui e la sua forza di volontà che hanno emozionato non solo la Spagna ma tutti gli appassionati del gioco creato dal Professor Naismith… Infatti torna. Affronta tre operazioni al cervello, ma torna. Con settemila persone in piedi a dedicargli una standing ovation da brividi. Ma Kyle non si limita solo a questo. C’è una Supercoppa da vincere. Dove, come in tutte le belle storie che si rispettino, il suo piccolo club parte sfavorito contro colossi che si chiamano Real Madrid, Barcellona e Baskonia. Ebbene si arriva al lieto fine, perché nella due giorni di Vitoria Kyle ha messo a segno prima 24 punti nella semifinale contro i padroni di casa del Baskonia giocando una partita di grandissima intelligenza. Mentre ne segna 10 nella finalissima contro il Barcellona, gara che Gran Canaria ha condotto e a tratti dominato dall’inizio alla fine. Finita qui? No, neanche per sogno. Come in ogni buon film che si rispetti, dopo i titoli di coda veniamo a conoscenza di che fine hanno fatto i nostri protagonisti. Bene, viene nominato MV delle Final Four.

Per il cuore e per sempre.

Ovviamente, qualunque regista o cantautore alle prime armi potrebbe trarre linfa o ispirazione da queste due storie. Ci siamo limitati semplicemente a riportarle nella loro, più o meno, interezza. A voi il resto.