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IL PARLAMENTO EUROPEO DICE SI AL CETA. NON UN BUON GIORNO PER L’EUROPA

Strasburgo – Il Parlamento europeo, riunito in sessione plenaria, ha dato il via libera al  CETA, il trattato di libero scambio tra Unione europea e Canada. L’accordo è passato con 408 voti a favore, 254 contro e 33 astenuti. A niente sono valse le 3 milioni e mezzo di firme per dire No al Ceta, e le dichiarazioni di contrarietà di 6mila municipi e 2.137 comunità. Non sono mancate le contestazioni, dentro e fuori la sede del Parlamento ma i deputati europei, anche socialisti, salvo qualche lodevole eccezione, hanno ratificato il trattato. Il voto arriva dopo un iter lunghissimo, i negoziati sono cominciati nel 2009 e si sono conclusi nel 2014. Si tratta del più importante accordo commerciale internazionale dai tempi del NAFTA, l’accordo per il libero scambio firmato da Stati Uniti, Messico e Canada nel 1992. Secondo le tantissime voci critiche del CETA , i governi europei e il governo canadese stanno mettendo a rischio le proprie protezioni ambientali e sociali per favorire gli interessi delle grandi imprese. Inoltre,  il Canada ha regolamentazioni che rappresentano una vera minaccia per le legislazioni europee. Per esempio, il Canada è il terzo più grande produttore di organismi geneticamente modificati al mondo. A fronte di vantaggi per qualche azienda esportatrice con il Ceta oltre ad una perdita s di oltre 600mila posti di lavoro, stando a uno studio della Tufts University americana, verrebbero aggirate regole importanti come quelle che in Europa tutelano diritti fondamentali come la protezione della salute e la sicurezza alimentare. Di tutt’altro avviso Antonio Tajani neo presidente del Parlamento europeo, in quota PPE, secondo il quale il CETA “è un buon accordo per i nostri cittadini, creerà nuovi posti di lavoro e stimolerà la crescita, con benefici per i nostri imprenditori e consumatori, pur tenendo in considerazione le loro preoccupazioni”.  Critico invece, l’eurodeputato socialista Nicola Caputo che nel dichiarare il suo voto contrario al CETA,  spiega, “E’ davvero un peccato che il CETA non abbia segnato una discontinuità e che l”Unione Europea non abbia colto questa occasione orientando i negoziati ad una più equa protezione dei diritti dei consumatori, del principio di precauzione e delle clausole di protezione dell’ambiente”.