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Renzi si, Renzi no, Renzi forse. Tutti i dubbi su Renzi Premier

Matteo Renzi ha vinto le Primarie quindi è di diritto il candidato Premier del PD, lo dicono i 2 milioni di voti che si sono espressi in quella fase. Ma se si potesse tornare dietro, quella fase il PD la gestirebbe così?

Questa la domanda che più assilla i vertici PD. Fu quel momento infatti a determinare la frattura con Bersani e D’Alema. Una frattura che ha comportato la nascita di Mdp, un nuovo partito, distinto dal PD. Proprio quel partito che ora è oggetto dei desideri di gran parte dei democrat che, per averlo in alleanza, si dicono disposti a sacrificare lo stesso Renzi.

Per ora dubbi, domande, allusioni, nulla di certo, di cristallizzato. Per adesso solo parole e tentativi di riavvicinamento, tentativi che sbattono tutti vicino lo stesso muro, quello del Segretario. Se il PD guarda a Sinistra infatti, non trova nessuno disposto ad appoggiarlo se il nome del Premier resta quello di Renzi. Per questo nella giornata di ieri prima Andrea Orlando e poi Piero Fassino hanno fatto sapere che il primo ministro verrà scelto da Mattarella. Un’affermazione che è sì lapalissiana, ma apre ad una serie considerevole di interrogativi.

A cominciare è stato Andrea Orlando ieri mattina a “L’Intervista” di Maria Latella su SkyTG24. Il Ministro della Giustizia ha negato l’automatismo che vuole che il candidato premier sia il segretario del Pd

«Lo dice la legge elettorale. Non c’è più automatismo tra quello che è indicato dalla coalizione e chi sarà il candidato premier. Su chi sarà il presidente del Consiglio ci sarà tempo e modo di discuterne, basta dare garanzie molto forti. Lo stesso Renzi, ieri ha detto cose molto chiare: pari dignità tra i componenti della coalizione».

Poi è stata la volta del ‘costruttore di ponti’ Piero Fassino, proprio colui che è stato investito da Renzi per ricucire con la sinistra, ha detto in un’intervista a Marco Imarisio per il Corriere della Sera:

«Premesso che l’incarico di formare un governo lo dà il presidente Mattarella, con questa legge elettorale il capo del governo si decide dopo il voto. Se il centrosinistra sarà chiamato ad esprimere un nome, lo faremo tutti insieme e va da sé che sarà una scelta condivisa»

 

Restano quindi dubbi e domande alle quali ora sarebbe inutile rispondere, ma se è vero che la fase delle Primarie non può essere cancellata è vero pure che, come sostiene Fassino, adesso il PD e gli eventuali alleati, pur memori del passato, possono solo guardare avanti:

«Nuova stagione non significa abiura di quel che si è fatto fin qui. Ma è chiaro che con questa legislatura si chiude un ciclo. E se ne apre un altro diverso. Stare in una coalizione non significa essere tutti uguali. Si tratta di un soggetto plurale, per definizione. Fu così con l’Ulivo e l’Unione».