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Roland Garros: Nadal e Ostapenko fanno la storia

Lo spagnolo conquista la ” decima ” asfaltando Stan Wawrinka in finale. La lettone vince il primo torneo in carriera sbarazzandosi della favorita Simona Halep.

Due imprese sportive si sono concretizzate agli Open di Francia edizione 2017:
La conquista del decimo titolo al Roland Garros da parte di Rafa, il suo quindicesimo slam, che lo fa entrare a buon diritto tra le leggende di questo sport; la sorprendente quanto inaspettata vittoria di Jelena Ostapenko, che sbaraglia la concorrenza e si candida come una futura protagonista del circuito WTA.

Non è stato un torneo memorabile, almeno non durante il suo dipanarsi nell’arco di queste due settimane, ma gli atti conclusivi si sono rivelati stupefacenti e lo renderanno agli occhi degli appassionati come uno di quegli avvenimenti da ricordare e raccontare ai nipoti. Una stella si è definitivamente consacrata a imperitura memoria (e parlo, ovviamente, di Nadal), un’altra è nata o ha brillato di luce particolarmente intensa (questo solo il tempo potrà dircelo).

I due vincitori partivano da presupposti differenti: Per Nadal le aspettative erano altissime.
Il 2017 è stato fino ad ora l’anno della sua rinascita, sua e di un certo signore svizzero che, dopo aver monopolizzato la scena sul veloce nei primi due mesi dell’anno, ha deciso di farsi da parte per riposare e rientrare nel circuito all’apertura della stagione su erba (Federer è atteso a Stoccarda).
Il momento per tornare a trionfare in uno slam era quantomai propizio, e lo stesso Rafa ne era consapevole, rinfrancato da una stagione coronata di successi e recitata da protagonista assoluto.

Per la Ostapenko, invece, il discorso è completamente diverso. Non era attesa da nessuno, o meglio, nessuno poteva aspettarsi che prendesse tutti a pallate, senza se e senza ma.
Ha giocato con la sfrontatezza di chi non aveva nulla da perdere e tutto da guadagnare, incantando per tenacia, grinta e coraggio.

Tra le altre cose, l’impresa di far coincidere la vittoria del primo torneo in carriera con un trionfo slam è riuscita a pochissimi giocatori nella storia di questo sport (proprio al Roland Garros vi riuscì Gustavo Kuerten), e conferisce una particolare aura di epicità al risultato conseguito dalla giovane lettone (20 anni appena compiuti).

La Ostapenko si lascia andare ad una sobria esultanza.

Non ho intenzione di dilungarmi in cronache dei match che hanno portato al trionfo i due protagonisti di queste mie riflessioni. Sono state due finali completamente diverse fra loro:
quella del maiorchino praticamente senza storia, chiusa per 6-2 6-3 6-1, e nella quale Wawrinka non ha avuto mezza, e dico mezza, chance di raddrizzare una partita a senso unico; quella che ha visto protagonista Jelena, invece, è stata una battaglia senza esclusione di colpi, in cui si è trovata più e più volte a sfavore di punteggio e pronostico, ma che è riuscita a ribaltare con incoscienza e talento, chiudendo per 4-6 6-4 6-3.

Ciò che mi preme sottolineare è, piuttosto, come nel caso di Nadal i suoi attuali successi e anche l’ultimo trionfo, siano figli di una voglia di migliorarsi e una rivoluzione parziale del proprio gioco che non può che stupire, considerati i risultati già ottenuti in carriera e l’età che avanza. Il suo tennis, ormai, vede l’alternanza di momenti in cui è più passivo e può mettere in mostra le straordinarie qualità di difensore che ha sempre mostrato in gioventù, a frangenti in cui gioca molto più vicino alla riga di fondo campo, riuscendo a colpire addirittura in contro-balzo (soprattutto dal lato del rovescio), togliendo tempo all’avversario e producendo un numero di vincenti davvero sorprendente. Persino il servizio è più incisivo e la velocità media della prima palla è aumentata rispetto al passato.

Questa versione 3.0 del mancino di Manacor è apparsa la più completa e irresistibile di sempre, e a prescindere dal tifo e dalla personale idea che ciascuno ha di cosa sia il tennis e di quale stile prediliga (fosse per me, il tennis dovrebbe essere ancora improntato sul serve and volley), non può che mettere tutti d’accordo su un punto: Nadal è nell’olimpo dei grandi, nel tempio di coloro che praticano un altro sport, e merita il posto che gli spetta accanto al giocatore più rappresentativo dell’era moderna, Roger Federer.

Tributati i giusti onori ad un campione straordinario, due parole sulla Ostapenko sono d’obbligo. Cominciamo col dire che non partiva tra le teste di serie, figurando al 47esimo posto del ranking WTA, che ha dovuto quindi affrontare un tabellone che presentava delle insidie e che l’ha messa di fronte a giocatrici ben più quotate, e che lei di tutto questo se n’è altamente infischiata.

Ha giocato a braccio sciolto dall’inizio del torneo, esprimendo un tennis in cui la parola d’ordine era ” rischio massimo “. Chiaramente un siffatto non-piano tattico non può che procedere per folate. A tratti assolutamente irresistibile, a tratti estremamente fallosa.
Epperò ciò che ha sorpreso è stata l’incrollabile certezza nei propri mezzi messa in mostra dalla giocatrice lettone. Non ha ceduto di un metro, non ha mai cambiato schema, ha colpito ogni singola palla sempre con tutto quello che aveva e nelle situazioni più disperate si è appellata a tutta la grinta che aveva in corpo. Ha avuto ragione lei.

Qualcuno dirà che la Halep l’ha aiutata, che il match una giocatrice esperta come lei, in vantaggio anche nel terzo set, non doveva lasciarselo sfuggire. La critica potrebbe essere anche corretta, ma forse, per l’epopea sportiva, molto meglio così.

Il torneo parigino ci ha fornito anche qualche indizio per il futuro prossimo.
Nadal aveva programmato la sua stagione in funzione della terra rossa, ma per il tennis che sta esprimendo non credo sia un’eresia pronosticarlo come un avversario tra i più temibili anche per i prossimi mesi. Si cambia superficie, naturalmente, ma grazie al gioco aggressivo visto nell’ultimo periodo potrà dire la sua anche sull’erba e sul cemento americano. Certo dovrà fare i conti con il ritorno di King Roger, che quest’anno l’ha battuto tre volte (e il pensiero della ennesima sfida tra i due campionissimi non può che entusiasmare), e che sembra intenzionato ad aggiornare nuovamente il libro dei record (magari conquistando l’ottavo Wimbledon). Si prospettano mesi estivi all’insegna dello spettacolo.

Chioso con un piccolo appunto su Jelena. Non è dato sapere se la lettone sarà in grado di ripetersi. Logica vorrebbe che questo accadesse, data la giovane età e la spiccata personalità dimostrata, ma nello sport alcune cose possono accadere perché nel grande romanzo così è scritto che debbano andare. La speranza, per gli appassionati e anche per il circuito femminile, che piange l’assenza di giocatrici in grado di riempire i palazzetti e incollare gli spettatori alla tv, è che la Ostapenko, di pagine sportive come questa, possa scriverne ancora, e tante.