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Sacchetti biodegradabili. La produttrice italiana risponde alle accuse

L’aumento di due centesimi dei sacchetti per la frutta è diventato un caso nazionale. Qualcuno ha avanzato l’ipotesi che questa legge fosse un regalo a Catia Bastioli, amministratore delegato di Novamont che è salita sul palco della Leopolda di Renzi.
Catia Bastioli

Eppure la Bastioli non si dichiara affatto renziana e dichiara al quotidiano il Giornale:

“Avrò visto Renzi quattro o cinque volte in tutto. E sia chiaro, nel 2011 non mi ha neppure invitato lui alla Leopolda ma fu Ermete Relacci a dirmi che avevo un progetto interessante e dovevo presentarlo lì. Quando poi Renzi è diventato presidente me ne sono tenuta ben alla larga dalla Leopolda”.

L’amministratrice di Novamont illustra anche il volume d’affari della sua azienda:

“Noi nel 2016 abbiamo fatturato 170 milioni di euro, con circa una quota di mercato del 50% a livello europeo. Se invece parliamo dei numeri del business del bioplastico in Italia sono circa 450 milioni di euro totali, di tutte le imprese, che sono circa 150. Dunque c’è una filiera integrata, ampia. Se il mercato crescerà anche noi potremmo ottimizzare le capacità produttive e potremmo avere anche noi la nostra fetta di mercato, se saremo bravi”.

Infine la questione non può non cadere su un interrogativo chiave: perchè si è alzato questo polverone mediatico?

“Certo che se si dice alla gente che dovrà pagare 50 euro l’anno… I sacchetti si pagavano anche prima, solo che non venivano evidenziati i costi pagati dai consumatori. Se adesso si dice che hanno un prezzo è per farne utilizzare meno alla gente. Si vuole diminuire la plastica e riutilizzarla per la differenziata. Ma non c’è stata la giusta informazione dal governo”.