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Theresa May guiderà l’Inghilterra fuori dalla UE

Da ieri 13 luglio Theresa May è diventata primo ministro britannico, dopo aver ricevuto ufficialmente l’incarico dalla regina Elisabetta II.

La May, che dall’11 luglio è stata anche eletta leader del Partito Conservatore inglese, ha un compito gravoso: quello di guidare la Gran Bretagna fuori dalla Unione Europea. Senza perdere un minuto la neo premier ha iniziato ad annunciare la nomina del suo nuovo governo. Fornendo alcuni nomi, che andranno a ricoprire la carica di ministro, si nota subito che molti dei quali sono i più importanti sostenitori dell’idea ‘Brexit’.

Il nome più rilevante è la nomina di Boris Johnson come ministro degli esteri. Johnson era il volto più famoso nella campagna per l’uscita dell’Inghilterra dalla UE. È principalmente sua la vittoria del referendum, tanto che si pensava fosse egli stesso colui che avrebbe sostituito David Cameron come capo del governo. Ma il tradimento del suo collaboratore Michael Gove fermò la sua corsa e il suo nome fu subito accantonato. Per ora Johnson ha ricevuto comunque un importante premio di consolazione, da ministro degli esteri potrà tornare alla ribalta della politica nazionale e internazionale e continuare così a portare avanti la sua idea contraria alla UE da protagonista. Però sembra che non sarà Johnson a gestire i negoziati con Bruxelles, infatti sulla Brexit il primo ministro May ha creato un comitato ad hoc che si incaricherà di svolgere le trattative, a capo del quale è stato nominato David Davis, un ultraconservatore eurofobico recalcitrante.

Un altro politico di ‘peso’ del governo May è Philip Hammond, ex ministro degli Esteri con l’ex premier Cameron che oggi però passa alle Finanze. Una donna, Ambra Rudd, sarà ministro degli Interni e Michael Fallon rimarrà a guidare la Difesa mentre Liam Fox sarà ministro per il Commercio Internazionale.

Emerge l’ala destra del partito Conservatore

La prima impressione è che la May ha dovuto fare grandi concessioni a quella che è considerata l’ala destra del partito Conservatore, quella in cui sono molti i politici della ‘vecchia guardia’ che, a quanto pare, riescono a imporre al premier il loro punto di vista dettando l’agenda del nuovo governo. Fatto sta che Theresa May non è mai stata una ‘fan’ dell’idea che la Gran Bretagna esca dall’Europa, ma nel suo primo discorso da capo del governo ha promesso di affrontare la sfida della ‘Brexit’ con “successo e di costruire un nuovo ruolo coraggioso e positivo per il paese al di fuori dell’Unione Europea“.

Le priorità del governo May

La May ha segnato le priorità del suo mandato. Il primo è quello di difendere l’unione all’interno del paese, un messaggio chiaro rivolto in particolare agli indipendentisti della Scozia. Anzi, la May auspica che vi siano le condizioni per una perfetta unione futura tra Inghilterra, Scozia, Galles e l’Irlanda del Nord.

La seconda priorità del suo governo sarà la giustizia sociale, assicurando che per unire il paese si dovrà lottare contro la povertà promettendo di essere il leader di “un governo che funziona per tutti e non per pochi privilegiati”.

L’eredità di Cameron

Cameron lascia l’incarico di primo ministro britannico dopo sei anni e due mesi. Ha lasciato la scena con il ‘Brexit’, l’eredità più grave per l’Inghilterra.