Movimento 5 Stelle e il progetto “whistleblower”: chi denuncia la corruzione sarà pagato

Il Movimento 5 Stelle delinea nuovamente il suo progetto sul “whistleblower”

I Grillini trovano sempre il modo di far parlare di sé. Se, durante tutto questo tempo, il loro progetto inerente al reddito di cittadinanza non è ancora “andato in porto”, bisogna spostare la propria attenzione su qualcos’altro. Il progetto reddituale, per quanto valido, assume costi troppo elevati di realizzazione, allora perché non soffermarsi nuovamente sul “whistleblower”?

Il progetto, emanato nel Gennaio del 2016 ed accolto con ben 281 sì, trae il suo nome da due termini inglesi, ovvero: “whistle” (fischio) e “blowing” (soffiare). Esso prevede la segnalazione anonima, da parte di un dipendente, di un particolare episodio di corruzione all’interno dell’azienda lavorativa. La “soffiata”, infine, può essere effettuata o ad un superiore o agli organi di competenza.

La domanda, però, sorge spontanea: vale la pena mettere a rischio la propria carriera per un “giusto comportamento”? I Grillini hanno risposto esaustivamente anche a tale quesito. O meglio, lo hanno meglio delineato in questi giorni. Per incentivare gli operai a denunciare soprusi vari (con l’alta possibilità, poi, di perdere il lavoro), sono stati disposti premi in denaro pari o al 5% o al 15% delle somme recuperate una volta verificata la veridicità della segnalazione.

Il discorso si diversifica, poi, per i denunciati salvo calunnie. Ogni tutela salta nel caso di condanna penale di colui che ha effettuato la segnalazione, assumendo la valenza di calunnia, diffamazione ed altro ancora. Oltre al licenziamento del dipendente, i membri del Movimento, vogliono istituire un fondo di ristoro per le aziende ingiustamente denunciate.

Infine, grazie ad una convenzione Onu e ad una direttiva europea, si pretende l’estensione della legge anche al settore privato. Insomma, una legge che continua a delinearsi e che, se strutturata in un certo modo, potrebbe portare ad ottimi risultati.