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Draft hype vs dura realtà: Lonzo, Fultz, Smith, Fox e compagnia

Non tutti stanno andando male: Fox ed il suo jumper sono in netta crescita mentre Donovan Mitchell sta facendo rimpiangere a molti di non averlo scelto più alto al draft di una anno fa: New York su tutte.

“From Markelle Fultz at n.1 all the way down to Kennard or Frank Ntilikina. The 2017 NBA Draft is loaded with elite guards at the top, and has depth at the position as well behind the cream of the crop. Eight of the fourteen 2017 lottery picks could very well be point guards or shooting guards, which would be the most guard-heavy draft since 2009”. Questa era la proiezione del draft 2017 (circa 18 mesi fa): un bel draft, soprattutto una generazione di guardie pronte a prendere d’assalto la lega. Non che bastino 18-20 mesi ad emettere un giudizio definitivo. Tutt’altro. In genere, meglio non giudicare prima del terzo/quarto anno. Però, dato l’ammontare di parole spese all’epoca per predire i (grandissimi) futuri successi di Markelle Fultz, Lonzo Ball e Dennis Smith jr, pare sensato dare un occhio allo stato delle cose. Cominciando dalla prima scelta assoluta del 2017.

Markelle Fultz – The Franchise Guard  (scelto alla n.1 assoluta)

Fultz is a franchise lead guard, future All-Star, and a player any organization can build around. He’s best utilized on the ball with shooting around him, as he’s a tremendous pick and roll player (30.4% of his offense, 93rd percentile) who can score at all three levels and facilitate with creativity. He’s no slouch off the ball either, as he’s a capable, yet improving, spot shooter and excellent playing off of closeouts.

??? 

Una guardia, un futuro all star, un giocatore franchigia. Meglio: un giocatore attorno al quale qualunque franchigia avrebbe potuto strutturare il proprio futuro con agio. Questa, la predizione. In realtà, dopo un anno e mezzo di carriera professionistica, la suddetta carriera Nba di Markelle Fultz non è ancora iniziata. Almeno, non per davvero. 33 partite giocate, 7.7 punti di media col 41% dal campo, niente tiro dalla distanza ed un goffissimo 53% ai tiri liberi. I reiterati problemi alla spalla nell’anno da rookie. I litigi con la dirigenza e lo staff dei 76ers sulla meccanica di tiro rotta ed i provvedimenti da prendere per raddrizzarla. Infine (si spera) la diagnosi: Neurogenic Thoracic Outlet Syndrome (TOS), problema fisico che condiziona i nervi situati tra collo e spalla. Di lì, una nuova sessione di riabilitazione. Proprio in questi giorni, Fultz si è riaggregato ai 76ers.

Lonzo Ball – The Triple Double  (scelto alla n.2)

   ?

Ball is a five-tool guard who some scouts believe compares favorably with Jason Kidd, while others see him as more of a 6-6 Ricky Rubio. Ball isn’t a great ball screen scorer or facilitator (10.2% of his offense at UCLA), he doesn’t have breakdown wiggle, and he’s had issues handling aggressive ball pressure in the past. 

Potenzialmente, una macchina da tripla doppia. Oppure, da 5×5 (almeno 5 punti, 5 rimbalzi, 5 assist, 5 palle recuperate e 5 stoppate in una stessa partita). Vero, non un grande tiratore. Neanche buono o passabile. Strana meccanica e risultati scadenti. La parte più preoccupante? 45% dalla lunetta nell’anno da rookie e addirittura 41% quest’anno. Difficile da spiegare visto che lui, al contrario di Fultz, non pare avere sindromi toraciche cui fare appello. Di buono ci sono la presenza a rimbalzo, le giocate spettacolari in campo aperto, il potenziale difensivo. Difesa che sembra pure un poco regredita rispetto all’anno scorso. Come previsto da più parti, convivenza tecnica difficile con LeBron (stesso problema per Ingram). Da ultimo, distorsione alla caviglia con interessamento del legamento. 5 settimane.

De’Aaron Fox – The Lightning Bolt  (scelto alla n.5)

 !!

The old “he’s a jump shot away” phrase has been the famous last words of several scouts and executives across the league, but in Fox’s case, you could argue that he truly is a jump shot away from being a legitimate #1 candidate in this year’s draft. His mechanics are sound: Fox will eventually become a weapon from the elbows, and it’s not out of the question that he follows a similar trajectory to Mike Conley, who shot sub 70% from the free throw line and only 30% from three as a freshman at Ohio State, yet is now a career 37.9% 3-point shooter. 

e poi il jumper di Fox arrivò. Prima dai gomiti, poi pure da dietro l’arco dei 3 punti. Dopo una mediocre stagione da rookie con 11.5 punti e 4.5 assist di media col 41% dal campo, in questa seconda stagione è arrivato il leap. Il salto in avanti. Non un semplice e prevedibile aumento incrementale delle sue prestazioni ma un vero e proprio allungo di qualità. 17.4 punti, 7.3 assist, 1.8 palle recuperate, tirando il 46,2% dal campo ed il 37% da 3 punti su 3 tentativi di media a partita. Offensive rating di Fox l’anno scorso: 94. Offensive rating di Fox quest’anno: 110. Meno 2.8 di offensive box plus/minus l’anno scorso. Quest’anno? +1.4

Dennis Smith – The Highlight Reel  (scelto alla n.9)

  ??

Smith is the most physically explosive guard in the draft. Smith is best with a spaced floor as his ball screen scoring is his most appealing skill. Being surrounded by feel guys’ who can also handle it is key for Smith, because he has a tendency to over dribble at times, and his pure point guard skills (game management, knowing which mouths to feed) are still developing.

In effetti si è rivelato vero: Smith è esplosivo quanto la dinamite. Vero anche che la sua tendenza a palleggiarla troppo ed il suo discutibile decision-making si stanno rivelando un problema. Almeno, ed è il passaggio fondamentale, per coach Carlisle. L’anno da rookie di Smith aveva mostrato segni contrastanti. 15 punti e 5 assist di media tirando il 39,5% dal campo con quasi 3 palle perse a partita. Incoraggiante però il 31,3% da 3 punti con 1.5 triple segnate su ben 5 tentativi da dietro l’arco. Inoltre, un impatto difensivo più decente del previsto.  Insomma, un rookie grezzo e di volume ma con evidenti potenzialità. Poi, in estate, è arrivato Luka D. e la prospettiva è cambiata. Meglio: le prospettive. Sia di Carlisle che di Smith. Il coach ha subito intestato la squadra per intero a Doncic e Smith jr non ha evidentemente voglia di fare lo scudiero dello sloveno. Si sente cavaliere, Smith. Da qui, la richiesta di essere ceduto. Non accontentata. Per ora.

Malik Monk – The Bucket Getter  (scelto alla n.11)

  !?

One of the most electric players in all of college basketball, Malik Monk is a highlight waiting to happen. But it’s important to know what you’re getting in Monk, however, as his mentality has always been of the score-first variety. He’s likely more Zach LaVine, Lou Williams, Monta Ellis than Bradley Beal in terms of style. 

No, non è Bradley Beal. Anche perché Beal è un all star fatto e finito. Il problema nel valutare Monk è il suo relativo minutaggio. 13.6 minuti giocati di media nell’anno da rookie e 18.5 quest’anno. Comunque in crescita: dai 6.7 punti dell’anno scorso Monk si è issato quest’anno a 10.2 col 33,7% da 3 e il 39,6% dal campo. Chiuso tra Lamb e Batum. Parecchio scadente in difesa, al momento.

Frank Ntilikina – The Steady Pro  (scelto alla n.8)

   (…)

Ntilikina plays somewhat of a calculated game, and he’s not all that explosive or shifty with the ball, making it essential that he’s brought along slowly on the offensive end, being used as a defender/secondary ball handler in his NBA minutes, while playing strictly on the ball in the D-League.

The steady pro? Più che altro, almeno fino ad ora, the french enigma. Domande a non finire. Quasi nessuna risposta. Davvero è così incompetente in attacco come sembra? Quanto è colpa sua e quanto dei Knicks? Ma ai Knicks interessa ancora svilupparlo oppure si sono già rassegnati? In realtà, french Frank ha giocato un discreto numero di minuti. Ben più di Monk, per dire. L’anno scorso ben 1706 minuti in campo per coach Hornacek. Quest’anno, per coach Fizdale, 814. Il problema è la selvaggia assenza di produzione. In un anno e mezzo di Nba, 6 punti di media col 35% dal campo. Certo, difende discretamente. Però: non è mica Ben Wallace.

Luke Kennard – The Skilled Assassin  (scelto alla n.12)

 !

One of the most skilled guards in the draft, Kennard exploded as a sophomore, averaging 19.5 points per game for Duke, while proving his value playing both on and off the ball. Kennard is best suited in a system where he’s not going to be stuck in the corner waiting for catch and shoot opportunities, but rather running off screens (thanks to his ability to make pull-ups, floaters and utilize his vision off of in-downs) and playing out of second side pick and roll, functioning more as a combo guard. 

41,5% da 3 punti su 2.7 triple tentate a partita l’anno scorso. Quest’anno, 38,4% su 3.5 tentativi di media. Mano più che educata. Il dubbio è che tutta la creatività dimostrata a Duke sia irriproducibile in Nba a causa dei consistenti limiti di atletismo ed esplosività che Kennard si porta dietro- metà campo difensiva inclusa.

Donovan Mitchell – The 3 & D Guard  (scelto alla n.13)

 !!!

Donovan Mitchell has a chance to land in the lottery as a 3 and D style off guard who can serve as a secondary ball handler in a pinch, given his improved pick and roll scoring and off the dribble shooting. He’s a ways away from being able to run an NBA team, as his feel for the game could still use some work, so putting him in a position to focus on defending, making open shots, getting downhill in space, moving off the ball, and being an athlete in transition will be key, similar to Norman Powell’s development in Toronto.

3&D style off guard…quindi un giocatore che è al suo meglio lontano dalla palla… questo è il bello del draft: pare tu stia scegliendo un profilo non troppo dissimile da Norman Powell ed invece ti ritrovi in casa un prototipo di guardia che ha dei significativi punti di contatto con un giovane Dwayne Wade. Quello che in materia di draft si chiama best case scenario. Insomma, Dennis Lindsey può bucare una scelta n.5 scegliendo Dante Exum nel 2014 ed indovinare il futuro della sua franchigia scegliendo alla n.13 del draft 2017 Donovan Mitchell ed i suoi 21 punti di media in 123 partite sin qui giocate in carriera. Tu pensa: a scegliere Mitchell invece di Ntilikina o Kennard….può cambiarti la traiettoria dei 10 anni seguenti.

*Tutti i passaggi in grassetto e corsivo sono copia&incollati da un’analisi del grande Mike Schmitz, coautore insieme a Jonathan Givony di quel miracolo chiamato DraftExpress.