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L’insostenibile presunzione dell’orsetto ballerino. “Problema” Green per gli Warriors.

Quando si dice “prendersi la mano con tutto il braccio”. In un lungo articolo su ESPN a firma Ethan Sherwwod Strauss emergono particoli per certi versi nascosti del rapporto tra Draymond Green e i Golden State Warriors. Il prodotto di Michigan State si era già reso protagonista l’anno scorso di episodi già diventati cult, due su tutti: il calcio alle parti basse del baffuto Adams in gara delle finali di Conference contro Okc e un episodio analogo in gara 4 contro Lebron durante le Finals. Siamo al cospetto di uno dei migliori all around players della lega. Lo confermano alcune delle statistiche riferite all’anno scorso: 14 punti di media a partita, 9.5 rimbalzi e 7.4 assists con il 49% dal campo, il 38.8% da tre e un EFG del 55%. Con capacità di difendere praticamente su 4 posizioni e con statistiche che l’hanno reso uno dei tre migliori deifensori della lefa. 5.04 di defensive plus minus e un real plus minus di 8.97. Tutti numeri che confermano una crescita assolutamente sbalorditiva se si tiene conto del percorso di Draymond sia al College che nei suoi primi anni targati NBA.  Un impatto devastante sul tanto chiacchierato “sistema Warriors” su entrambi lati del campo. Trattasi di una personalità sicuramente controversa (parliamo di uno che è stato arrestato per aggressione oltre ad aver postato, per sbaglio, la foto del suo pene su Snapchat) e i rapporti con l’head coach Kerr e l’ex assistant coach Walton (ora ai Lakers), confermano una crescita di considerazione all’interno dello spogliatoio dettata da una fame e da una voglia di emergere da parte di un’atleta scelto alla chiamata 35 del draft 2012. Quello che il suo ex compagno di squadra Leandro Barbosa definì come “the guy everybody hates”. Vero leader emotivo degli Warriors.

Tutto questo inzia il 19 Giugno del 2015 quando, durante il corso delle celebrazioni per la conquista dell’anello, si intravedono le prime crepe del rapporto tra l’orsetto ballerino e Steve Kerr. In quell’occasione Green affermò che era tutto perfetto, l’unica cosa che non andava era proprio il suo allenatore che lo criticava per qualsiasi tiro o soluzione offensiva che lui decideva di prendere. Dichiarazioni che hanno aperto il fuoco ad una stagione che, nonostante le 73 vittorie in regular season e le Finals perse contro i Cavs, ha visto episodi di tensione durante tutto il suo arco. Ad esempio il 27 Novembre a Phoenix. Gli Warriors sono alla loro ennesima vittoria. Sono sopra di 25 punti a 4 dalla fine. Walton decide di cambiare Green con Jason Thompson. Draymond non la prende per niente bene ed inizia a lamentarsi platealmente in panchina. Motivo? Gli mancava un rimbalzo per raggiungere la tripla doppia. Detto fatto, 52 secondi dopo rientra in campo e in conseguenza di un lay up sbagliato da Clark, Green raccoglie il suo decimo rimbalzo. Dopodichè fa fallo intenzionalmente su Booker e ritorna in panca.

Proprio nel rapporto con Walton si incastona il secondo episodio. Walton svolge da tre mesi il ruolo di head coach, causa problemi alla schiena di Kerr. L’ex Lakers viene criticato per la troppa remissività nei confronti di alcuni elementi, in primis Green. In realtà continuava a svolgere le mansioni da assistant: in allenamento prendeva i rimbalzi del numero 32 durante le sessioni di tiri. Ed arriviamo alla seconda data. 17 Gennaio a Detroit contro i Pistons che vincono 113-95 mostrando quella difesa fisica sia nei close out che nei cambi difensivi come unica arma per bloccare il ritmo dei campioni in carica in attacco. Tutto avviene il giorno dopo questa sconfitta quando Green si rivolge a Walton con la seguente frase: “”Luke! So we lose a game and you stop f—ing rebounding for me?!?”. Il fatto avviene mentre Luke è davanti ai giornalisti per le interviste e la frase sembra essere detta senza alcuna malizia. Cosa che però colpisce l’assistant coach, il quale interrompe l’intervista e torna dai giocatori distribuendo palloni a destra e sinistra.

Non va meglio all’head coach. Kerr torna il panchina il 30 gennaio contro Philadelphia. Partita comodo per gli Warriors. Green dopo due quarti è già vicino alla tripla doppia: 10+10+6. Kerr gli fa capire che è meglio se completa l’opera a chiusura del terzo quarto, visto che passerà gran parte dell’utlimo in panca. Draymond, per tutta risposta, forza alcune letture offensive e colleziona una serie di palle perse: ben 7. I Sixers ritornano in corsa e Golden State vince solo grazie ad una tripla di Barnes allo scadere sul nono assist della partita dell’orsetto. Il ritorno di Kerr porta anche ad un calo nelle statistiche per quanto riguarda l’uso del tiro da tre da parte di Green: con Walton eravamo ad un 41.4 % con 3.6 tentativi a partita, con Kerr ad uno 0.6 con 28% a partita. A conferma che “lui non mi fa mai tirare”.  Tutto questo è il preludio alla bufera che si scatene il 27 di febbraio nella partita contro Oklahoma.  Al termine del primo tempo, Green è letteralmente furioso e negli spogliatoi da vita ad uno scambio di batture con il suo allenatore: dopo la frase “io non sono un robot”, Steve intima a Draymond di calmarsi e mettersi a sedere. La risposta è eloquente: “Motherf—er, come sit me down!. Solo l’intervento di Curry e Thompson evita il peggio. Mediaticamente Kerr prova ad attenuare l’accaduto affermando che ogni squadra ha a che fare con situazioni del genere.

Tutto questo ha fatto emergere anche alcuni episodi goliardici che dicono molto sul personaggio Draymond. Come, ad esempio,  un episodio risalente a tre anni fa, quando tre cyclette furono trovare a mollo in una sauna: il protagonista di questa impresa è proprio il numero 32. Al di là dell’impatto o meno di queste vicende , lo stesso Strauss fa notare come siano in molti in casa Golden State a pensare che senza la sospensione di Green in gara 5, il titolo sarebbe rimasto dall’altra parte della Baia. Per questo motivo c’è una certa indulgenza nei suoi confronti (ad esempio sgridare ed insultare i compagni in allenamenti), consepevoli dell’importanza di Green sui due lati del campo, sul sistema difensivo (la sua posizione da 5) e sui set offensivi (le sua capacità di uomo assist con Bogut come tagliante) di Kerr e del suo staff. Allo stesso tempo, Strauss si chiede se il successo di Green sia legato all’enigma di Green, cosa che può aver costato agli Warriors la possibilità del back to back l’anno scorso.